La Lombardia è stata una settimana in zona rossa per errore

I tecnici della regione avevano inviato dei dati parziali che avevano falsato l’indice Rt: il ministero ha deciso che da domenica torna in area arancione

(ANSA / PAOLO SALMOIRAGO)
(ANSA / PAOLO SALMOIRAGO)

La Lombardia è una delle poche regioni che dal 17 gennaio erano state inserite dal governo nella cosiddetta “zona rossa”, cioè le aree in cui il rischio di diffusione del coronavirus è molto alto e dove sono necessarie importanti misure restrittive. La decisione era stata presa dal ministero sulla base dei dati forniti dal governo regionale lombardo il 13 gennaio. Ieri però il ministero della Salute aveva comunicato che i dati forniti dalla regione erano sbagliati: in base ai dati aggiornati e consegnati al ministero il 20 gennaio la Lombardia non doveva rientrare nella “zona rossa”. Per questa ragione  il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato sabato un’ordinanza per riportarla da domenica in “zona arancione”, in cui le restrizioni sono meno stringenti.

Sia il presidente della regione Attilio Fontana sia la vicepresidente Letizia Moratti hanno negato che i dati fossero sbagliati, ma la notizia è stata confermata in un lungo comunicato stampa diffuso dal ministero della Salute – che chiarisce l’errore – e dalle testimonianze raccolte dai giornali nelle strutture tecniche della regione Lombardia. Secondo il Corriere della Sera, inoltre, anche il Comitato Tecnico Scientifico del governo nel verbale della sua riunione del 22 gennaio ha esplicitamente definito «una rettifica» quella compiuta dalla regione.

Uno degli elementi determinanti per la valutazione degli scenari epidemiologici e dei colori delle regioni è il valore dell’indice Rt,, cioè l’indice che serve a misurare quanto viene trasmesso il virus e che «rappresenta – per usare la definizione del ministero della Salute – il numero medio delle infezioni prodotte da ciascun individuo infetto dopo l’applicazione delle misure di contenimento dell’epidemia stessa». Quando una regione ha un Rt superiore a 1,5 finisce tendenzialmente fra le “zone rosse”. Se l’Rt è più basso, pesano gli altri fattori. L’indice Rt viene calcolato dall’Istituto superiore di Sanità (ISS) sulla base dei dati forniti dalle regioni ogni settimana.

Secondo i dati forniti dalla regione Lombardia il 13 gennaio ed elaborati dall’ISS, il livello di rischio era “alto” e nelle due settimane precedenti i casi settimanali erano superiori a 50 ogni 100mila abitanti (si superavano i 150). Due indici che combinati con l’Rt stimato dall’ISS con un valore medio di 1,4 inserivano la regione fra le “zone rosse”.

– Leggi anche: Quali sono i parametri per decidere i colori delle regioni

In base a una revisione dei dati inviata dalla regione Lombardia all’ISS il 20 gennaio, l’Rt corretto per il periodo in questione – 15 dicembre-30 dicembre – era molto più basso: aveva un valore medio di 0,88. E secondo i parametri decisi dal governo, la valutazione di “rischio alto” unita a un’incidenza di casi superiori a 50 ogni 100mila abitanti e a un Rt inferiore a 1 inseriscono la regione in “zona arancione”.

Il ministero della Salute spiega che a falsare il calcolo dell’Rt sono stati alcuni dati trasmessi solo parzialmente dalla regione. In base all’aggiornamento del 20 gennaio, i casi sintomatici che hanno sviluppato dei sintomi – cioè un dato fondamentale per calcolare l’Rt – fra 15 e 30 dicembre non erano più 14.180 come segnalato il 13 gennaio, bensì 4.918, quasi tre volte di meno.

Non è chiarissimo come sia avvenuto materialmente l’errore. Il Corriere della Sera scrive che finora i tecnici della regione non hanno segnalato correttamente – cioè come sintomatiche, asintomatiche o guarite – le persone che secondo le indicazioni del ministero della Salute del 12 ottobre possono uscire dall’isolamento senza un tampone negativo se sono asintomatici da una settimana e se la comparsa dei sintomi è avvenuta almeno 21 giorni prima. «L’informazione la forniamo nel momento in cui i medici ce la segnalano», ha detto una fonte dell’Unità Organizzativa Prevenzione al Corriere della Sera. In assenza di informazioni, però, l’ISS considerava queste persone come sintomatiche, cosa che faceva aumentare l’Rt.

In “zona arancione” bar e ristoranti sarebbero comunque rimasti chiusi, ma i negozi avrebbero potuto restare aperti, peraltro in un periodo cruciale come il mese dei saldi. Repubblica scrive che secondo alcune stime il danno per i circa 10mila negozianti costretti a chiudere domenica 17 gennaio siano stati di almeno 100 milioni di euro.

In un’intervista a Repubblica, la vicepresidente della Regione Lombardia e assessora al Welfare Letizia Moratti ha spiegato così la vicenda: «Nessuna rettifica, a seguito di un approfondimento relativo all’algoritmo dell’ISS, condiviso con lo stesso, per l’estrazione dei dati per il calcolo dell’Rt, abbiamo inviato la rivalorizzazione di dati richiesta che ci auguriamo porti alla revisione dell’assegnazione di zona rossa».