Più di 50 attivisti filo-democrazia sono stati arrestati a Hong Kong sulla base della legge sulla “sicurezza nazionale”

La polizia fuori dall'ufficio del legale arrestato insieme ad altre decine di persone vicine ai movimenti pro-democrazia, Hong Kong, 6 gennaio 2021 (Anthony Kwan/Getty Images)
La polizia fuori dall'ufficio del legale arrestato insieme ad altre decine di persone vicine ai movimenti pro-democrazia, Hong Kong, 6 gennaio 2021 (Anthony Kwan/Getty Images)

La polizia di Hong Kong ha arrestato 53 persone in base alla contestata legge sulla “sicurezza nazionale”: tra loro ci sono attivisti e attiviste a favore della democrazia, almeno 10 ex membri del Consiglio legislativo (il parlamento locale), un avvocato statunitense specializzato in diritti umani e alcuni consiglieri distrettuali. La polizia ha compiuto operazioni anche negli uffici di tre testate giornalistiche. Gli arresti, scrive il New York Times, sono legati alle primarie non ufficiali volute dal fronte pro-democrazia in vista delle elezioni legislative che si dovevano svolgere a settembre, e che poi sono state rinviate.

Le grandi proteste per la democrazia e contro l’ingerenza cinese su Hong Kong erano cominciate nel 2019, e sono proseguite raggiungendo un nuovo apice in occasione dell’approvazione a fine giugno e senza discussione pubblica di una legge sulla sicurezza nazionale che dà alle autorità ulteriori margini per arrestare i sospettati di “sedizione” e “terrorismo”, e fermare dunque i dissidenti. Nei mesi successivi è infatti successo quello che ci si aspettava sarebbe successo, con estese repressioni e arresti dei dissidenti, tra cui quello di Jimmy Lai, imprenditore ed editore del principale quotidiano di opposizione.