Perché le sigarette elettroniche sono poco tassate

Avvenire spiega le ragioni per cui le accise andrebbero alzate, raccontando i tentennamenti della politica e le difficoltà incontrate

(Leon Neal/Getty Images)
(Leon Neal/Getty Images)

Su Avvenire il giornalista Pietro Saccò ha raccontato come un articolo che alzava le accise sulle sigarette elettroniche e quelle a tabacco riscaldato – come le IQOS di Philip Morris – sia entrata e uscita nel giro di pochi giorni dalla bozza della legge di bilancio per il 2021. Le ragioni economiche e sanitarie per alzare la tassazione su questi prodotti, avvicinandola a quella delle sigarette tradizionali, ci sarebbero secondo Saccò: ma le ragioni per cui è difficile farlo sono diverse, e riguardano anche gli investimenti di Philip Morris in Italia.

L’idea di alzare le tasse sulle sigarette elettroniche e su quelle a tabacco riscaldato è rimasta nella bozza della legge di Bilancio solo per un fine settimana. La sera di venerdì 13 novembre l’agenzia Ansa scrive che nel testo è entrata una norma che impone un’accisa pari al 25% del prezzo finale su «prodotti derivati dal tabacco, tabacchi da inalazione senza combustione, sigarette elettroniche e prodotti accessori» con l’obiettivo di «omogeneizzare» le regole dei nuovi prodotti da fumo con quelli delle vecchie sigarette.

La sera di domenica 15 novembre è ancora l’Ansa ad avvertire che nell’aggiornamento della bozza della manovra quella norma è saltata. In realtà quello che per pochi giorni è stato l’articolo 192 della legge di Bilancio 2021 cambiava poco sul lato fiscale ma molto sul lato pratico, perché avrebbe introdotto la necessità della “bollinatura” dell’Agenzia dogane e monopoli per i prodotti “a inalazione”. In ogni caso la norma è stata effimera e sarebbe stato sorprendente il contrario: impossibile pensare che si risolvesse così facilmente la complicata partita politica che da mesi si gioca in Italia sulle “nuove sigarette”.

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