In Uganda sono state uccise 16 persone durante le manifestazioni di protesta per l’arresto di due candidati alle elezioni presidenziali

Scontri tra polizia e manifestanti che sostengono il candidato presidenziale dell'opposizione Bobi Wine, nel centro di Kampala, in Uganda, mercoledì 18 novembre 2020 (AP)
Scontri tra polizia e manifestanti che sostengono il candidato presidenziale dell'opposizione Bobi Wine, nel centro di Kampala, in Uganda, mercoledì 18 novembre 2020 (AP)

In Uganda 16 persone sono state uccise e altre 65 sono state ferite durante due giorni di violente manifestazioni di protesta contro l’arresto di due candidati alle elezioni presidenziali di gennaio. Uno dei due candidati arrestati mercoledì è Bobi Wine, il popolare musicista, diventato parlamentare, che era già stato già fermato l’ultima volta il 3 novembre e poi subito liberato.

La polizia ha detto di aver arrestato Wine perché aveva organizzato una manifestazione, nel distretto di Luuka, nella parte orientale del paese, durante la quale erano state violate le regole contro il coronavirus: non veniva rispettato il distanziamento fisico e l’obbligo della mascherina. L’altro candidato alle presidenziali arrestato è Patrick Amuriat, che è stato accusato di aver organizzato una manifestazione non autorizzata nella città Gulu, nell’Uganda nord-occidentale.

Bobi Wine è un cantante famosissimo in Uganda e si oppone da tempo al presidente Yoweri Museveni, che governa il paese dal 1986. Nell’ottobre del 2019 era sfuggito a un tentativo di arresto da parte della polizia scappando in motocicletta. Sui social network erano stati diffusi diversi video (di cui uno pubblicato dallo stesso Wine) nei quali si vedeva il cantante in fuga dopo che la polizia aveva circondato la sua abitazione per impedirgli di tenere un concerto a Busabala, in occasione della festa d’indipendenza dell’Uganda.

https://twitter.com/araoameny/status/1181911558269669376

Nel 2018 era stato incarcerato con l’accusa di tradimento e torturato probabilmente per via del suo seguito sempre. Era stato arrestato un’altra volta nell’aprile del 2019 per una protesta non autorizzata organizzata l’anno precedente, ed era stato liberato dopo pochi giorni su cauzione.