Una canzone dei Typhoon

Che ha portato bene alle elezioni presidenziali americane, poi chissà

(Aaron Brown)
(Aaron Brown)

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Il disco nuovo degli Eels – ho aspettato per dargli tempo – è piacevole ma abbastanza inutile rispetto a tutto quello che hanno/ha già fatto abbondantemente, senza nessuna canzone che entri nelle migliori venti, se chiedete a me. Però nel nuovo video c’è Don Draper.
C’è una canzone nuova dei Bleachers (altra band di uno solo) con dentro Bruce Springsteen, tutta gente del New Jersey (al minuto 2:45).
Nella grandezza e unicità degli Steely Dan c’è sempre stato soprattutto il loro lavoro su un suono piuttosto inconfondibile e sugli arrangiamenti. Quasi nessuna delle loro formidabili canzoni è diventata davvero famosa o è stata oggetto di cover: quindi è piuttosto una cosa rara questa che hanno fatto con Deacon blues mettendosi insieme Bill Callahan, Bonnie Prince Billy e Bill MacKay.
Tower Records, leggendaria catena di negozi di dischi fallita un po’ di anni fa, ha riaperto online.

Welcome to the endgame
È una roba da anziani, lo so, da anzianissimi. Ma vivo ancora male il rapporto con la musica in streaming, il non possederla in qualche forma. Sono uno scarso utente di Spotify (anche perché trovo i contenuti organizzati malissimo e i percorsi molto limitati e forzati): però ogni tanto rovisto in qualche playlist di novità anche lì e la settimana scorsa ci ho trovato questa nuova canzone dei Typhoon (la terza band di Portland, qui: dopo i Decemberists e i Pink Martini) e ho voluto comprarla. Cioè, avrei voluto comprare proprio il disco, perché mi sono innamorato della copertina, ma non esiste. Così sono finito sulla loro pagina su Bandcamp, e insieme al resto c’era questa frase (la canzone è uscita alla vigilia delle elezioni). Una frase da maglietta, sì. Da Baci Perugina dell’impegno civile, ok. Ma bella.

“Dear Reader,
Strange times are becoming normal. Try to resist that. Vote. Take part in a politics of responsibility. Remember that being good is a choice you make, not a thing you are

Oppure semplicemente mi ricordava molto un’altra frase che mi sono rivenduto un po’ ovunque da oltre un decennio.
I Typhoon esistono da quindici anni, sono tanti perché sono curiosi di tanti suoni (quello nella foto è il cantante e leader Kyle Morton), e fanno musica notturna e tenebrosa, spesso. Hanno fatto quattro dischi, l’ultimo due anni fa, e due settimane fa questa canzone nuova. Parla dell’America e dei guai in cui si è cacciata, pure per colpa nostra (loro), però. Ma non senza speranza di tirarla su, dandosi da fare. La prima tappa è andata bene, poi vedremo.

America I’m inside you
Kicking screaming at your sinews
It’s so easy to blame you
But the guilt is as good as mine


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