Una canzone della Cinematic Orchestra

Ok, "quella canzone", la solita: ma magari non sapevate di chi fosse

(Jim Dyson/Getty Images)
(Jim Dyson/Getty Images)

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Matt Berninger che fa Distant Axis da questo suo benedetto disco che ormai arriva questa settimana.
Di Angel Olsen parlo meglio presto: oggi dico solo che è una cantautrice americana trentatreenne che ha da poco pubblicato un disco molto apprezzato come i precedenti (a me non fa impazzire, confesso: lei brava ma le mancano le canzoni forti) e che malgrado questo ieri ha messo su Instagram un’altra canzone nuova, di 11 minuti (questa bella pure per me), dicendo lei stessa che non è proprio una cosa furba da fare, di solito. C’è un liberi tutti rispetto alle tradizionali programmazioni discografiche che è stato assai accelerato dallo sconvolgimento di quest’anno.
La settimana scorsa è morto il più grande cantante iraniano che non avevate mai sentito nominare.
L’ultimo direttore di Q, amato mensile di musica britannico che ha chiuso il mese scorso, ha raccontato su Twitter della “grossa somma” data al giornale da parte di Paul Heaton (degli Housemartins e Beautiful South). Heaton ha risposto, ringraziando per il premio creato apposta per questo.

To build a home
Può darsi che sia una canzone che avete sentito un po’ tutti, magari senza sapere cosa sia: l’hanno usata e abusata come musica di spot, serie tv, documentari e video vari, perché si presta, in molti dei suoi passaggi.

Ho una mania classificatrice e archivistica che dura da quando ero bambino e investe anche la musica (mettevo per iscritto in un mio quaderno verde le mie personali e presuntuose hit-parade settimanali, scrivevo le date di acquisto sui vinili, ho registrato in un database tutti i miei 45 giri): i dati di iTunes mi dicono che To buld a home è sul mio computer dal 22 maggio 2007, e non mi ricordo proprio quale fortunato accidente ce la mise così presto (speculare e forse legata alla mania archivistica c’è una smemoratezza che peggiora col tempo: i 45 giri li ho registrati se no li ricompro), dato che vedo che il disco era uscito appena il 5 maggio: e io sapevo poco della Cinematic orchestra fino ad allora, avendo ignorato i loro primi due dischi.

Ora so che erano nati alla fine del millennio vecchio, per una passione di Jason Swinscoe per le colonne sonore e per l’elettronica, che insieme a una grande sapienza musicale gli fecero costruire questa band piuttosto unica (qualcuno li ha paragonati alla Penguin Cafè Orchestra, di cui un giorno parleremo meglio) con un nome che in effetti già dice molto: hanno spesso messo la musica insieme a immagini, film, performance dal vivo. Questo era il loro terzo disco, poi aspettarono dodici anni per farne un altro (bello pure quello, dell’anno scorso).

To build a home ha cose per almeno tre canzoni diverse, e questo spiega i suoi infiniti usi da colonna sonora (e Swinscoe che non ne può più di parlarne): le poche sparse note di piano all’inizio, la voce celestiale di Patrick Watson (vi ricordate?) che ha scritto la canzone assieme a Swinscoe, e l’accelerazione ancora del piano; e poi il rimbalzare ancora della scena tra l’uno e l’altro.

And, I built a home
For you
For me
Until it disappeared
From me
From you


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