La Borsa Italiana cambia proprietà

Dal London Stock Exchange passerà al consorzio Euronext, in un'operazione a cui partecipa anche Cassa Depositi e Prestiti (e non per caso)

(ANSA/Mourad Balti Touati)
(ANSA/Mourad Balti Touati)

Borsa Italiana, la società che gestisce il mercato finanziario italiano e a cui ci si riferisce generalmente con il nome di Piazza Affari, è stata ceduta dal London Stock Exchange – che la possedeva dal 2007 – a Euronext, gruppo che controlla tra le altre le borse di Parigi, Amsterdam e Bruxelles. L’offerta finale è stata di 4,325 miliardi di euro a cui si aggiungerà un’ulteriore somma calcolata sulla base dei ricavi di Borsa Italiana da qui a quando sarà formalizzata la cessione, prevista entro i primi sei mesi del 2021. Prima ci devono essere un po’ di passaggi formali e autorizzazioni, su cui però non ci si aspettano sorprese. Insieme a Euronext  – “in cordata”, come si dice in questi casi – hanno presentato l’offerta anche il gruppo bancario Intesa Sanpaolo e Cassa Depositi e Prestiti, la controllata del ministero dell’Economia.

L’intero mercato finanziario italiano – dal 1998 le borse locali sono accorpate sotto Borsa Italiana – smetterà quindi di essere parte di una società britannica, andando a formare quella che diventerà la più grande piazza di quotazione azionaria d’Europa. Euronext infatti controlla già le borse di Parigi, Bruxelles, Amsterdam, Oslo, Dublino e Lisbona e conterà oltre 1.800 società quotate per un valore complessivo di 4.400 miliardi di euro in capitalizzazione di mercato (cioè il valore complessivo delle singole azioni). Come spiega il Sole 24 Ore, all’acquisizione di Borsa Italiana erano interessate anche Deutsche Börs e della borsa di Zurigo (SIX).

Il motivo principale per cui LSE cederà Borsa Italiana è che ne ha bisogno per concludere l’acquisizione di Refinitiv, cioè una società che fornisce piattaforme informatiche e dati finanziari controllata da Blackston Group e Thomson Reuters. È un affare da oltre 20 miliardi di euro, attualmente in fase di revisione da parte della Commissione Europea che deve valutarne le conseguenze dal punto di vista della libera concorrenza. Il CEO di LSE David Schwimmer ha detto di credere che «la cessione di Borsa Italiana contribuirà significativamente a rassicurare la Commissione Europea sulle sue riserve per quanto riguarda la concorrenza».

Portata a termine la cessione di Borsa Italiana, Cassa Depositi e Prestiti riceverà il 7,3 per cento delle quote di Euronext, la stessa quota attualmente posseduta dall’istituto omologo francese Caisse des dépôts et consignations (CDC). Una percentuale delle quote, pari all’1,3%, passerà anche a Intesa Sanpaolo. I due istituti potranno poi nominare due membri del Comitato di Sorveglianza di Euronext, tra cui il presidente.

Borsa Italiana controlla anche MTS (Mercato Telematico dei titoli di Stato), che è la società che possiede l’omonima piattaforma di trattazione borsistica: cioè la struttura tecnologica su cui vengono scambiati i titoli di stato, e riservata agli operatori istituzionali come banche nazionali e governi. L’MTS gestisce scambi di titoli di stato per 13,5 miliardi di euro ogni giorno – la trattazione minima è di 2,5 milioni – e passerà a sua volta sotto il controllo di Euronext (secondo il Financial Times, ha un valore intorno al mezzo miliardo di euro).

Sia Borsa Italiana che MTS sono considerati beni molto strategici da parte dal governo: soprattutto perché negli ultimi tempi l’orientamento del governo è sempre più “interventista” in economia, come ha osservato di recente il Financial Times. Dipende in parte dalle posizioni politiche del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del suo partito di riferimento, il Movimento 5 Stelle, e in parte della pandemia da coronavirus. Lo dimostra la nazionalizzazione di Autostrade per mezzo della Cassa Depositi e Prestiti, oppure il progetto per la creazione di una società unica per gestire le infrastrutture della rete italiana a banda larga, operazione che oltre a Tim riguarda, di nuovo, Cassa Depositi e Prestiti.

Per il governo, quindi, mantenere una forma di controllo sulla Borsa Italiana – dove sono quotate le più grandi società italiane – e su MTS – dove si scambia gran parte dei titoli di Stato italiani – è ritenuto molto importante, e per questo ha partecipato attraverso Cassa Depositi e Prestiti all’operazione, dopo aver giudicato migliore la possibilità di una collaborazione con Euronext, rispetto alle altre società potenzialmente interessate.

Questa strategia peraltro ha ricevuto delle critiche da chi ritiene non sia questo il ruolo di Cassa Depositi e Prestiti, come il deputato di Forza Italia Sestino Giacomoni, che è presidente della commissione di Vigilanza sull’istituto. «Cassa Depositi e Prestiti non è e non deve diventare la nuova IRI: non può e non deve fare politica industriale, ma deve invece raccogliere e indirizzare le risorse pubbliche e private verso le aziende italiane, sostenendole nella crescita e accompagnandole verso la quotazione in borsa» aveva detto Giacomoni.

Secondo altri osservatori, il passaggio di Borsa Italiana a Euronext sarà importante perché mette le fondamenta per una “Unione europea dei mercati”, cioè un grande gruppo che unisce molte importanti borse europee. Tra gli altri ha commentato positivamente l’affare il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli.