Perché i BTS diventeranno ancora più ricchi

Il celebre gruppo di k-pop sudcoreano sta facendo lievitare il collocamento della casa discografica Big Hit, di cui detiene una quota. C'entrano anche i fan, a quanto pare

I BTS in California, nel dicembre del 2019
(AP Photo/Chris Pizzello)
I BTS in California, nel dicembre del 2019 (AP Photo/Chris Pizzello)

Big Hit, l’etichetta discografica che produce i BTS, il più importante gruppo di k-pop sudcoreano al mondo, si quoterà in borsa il 15 ottobre. Potrebbe essere la più ingente offerta pubblica iniziale (IPO) sudcoreana degli ultimi tre anni: oggi le sue azioni sono state valutate al massimo dell’offerta di partenza iniziale, che oscillava tra i 105.000 e i 135.000 won sudcoreani (tra i 77 e i 99 euro).

Circa 1.420 investitori istituzionali (banche, unioni di credito, compagnie di assicurazioni, pensioni e fondi di vario genere) hanno prenotato un numero di azioni pari a 1.117 volte quelle previste e nei giorni scorsi il 98 per cento di loro aveva detto di essere disponibile a pagare il prezzo più alto previsto e anche oltre. E lo stesso hanno fatto moltissimi investitori privati. Al momento, l’IPO potrebbe raccogliere circa 4.800 miliardi di won (3,5 miliardi di euro); la banca centrale coreana sta osservando attentamente l’evoluzione della quotazione per il timore che l’eccessiva richiesta di azioni possa causare scompensi ai mercati monetari.

Gli affari di Big Hit, fondata nel 2005 dal compositore e produttore musicale Bang Si-hyuk, sono legati al successo dei BTS, una boy band di Seul composta da sette ragazzi e nata nel 2013, che in Corea del Sud ha venduto oltre 10 milioni di dischi. I BTS non sono un fenomeno solo sudcoreano o asiatico ma sono famosissimi tra gli adolescenti e i ventenni di tutto il mondo: nel 2019, per dire, sono diventati il secondo gruppo della storia della musica dopo i Beatles ad avere avuto tre dischi al numero uno della classifica Billboard 200 (la più importante classifica musicale statunitense) nello stesso anno. Inoltre hanno una comunità di fan tra le più numerose e attive del mondo, che si fa chiamare ARMY, acronimo di “Adorabile Representative MC for Youth” ma che significa anche “esercito”, e che è molto agguerrita e attiva sui social network. Per esempio, quando a giugno i BTS avevano donato un milione di dollari a organizzazioni impegnate nei diritti degli afroamericani, compresa “Black Lives Matter”, i fan erano riusciti a raccogliere in poco tempo la stessa cifra, mobilitandosi sui social network.

– Leggi anche: I BTS per principianti

I BTS vennero assemblati a partire dal 2010 da Bang, il fondatore di Big Hit, che voleva creare un gruppo per adolescenti di k-pop, un fenomeno musicale e culturale sudcoreano: una sorta di pop locale mescolato o ispirato alla musica statunitense pop, R&B, rock e hip hop. Bang, che ha 48 anni, possiede ora più del 40 cento dell’etichetta, mentre l’azienda di giochi Netmarble Corp ne controlla il 25 per cento, dopo aver investito 147 milioni di euro due anni fa.

Ad agosto Bang aveva assegnato 68.385 azioni a ogni membro dei BTS, che potrebbe diventare milionario. La sua è stata una mossa avveduta, perché ha attirato l’interesse di molti fan dei BTS che si sentono in dovere o desiderano investire nell’IPO come gesto di devozione verso i cantanti. Per esempio alcuni, racconta il South China Morning Post, progettano di comprare alcune azioni per il compleanno del loro membro della band preferito; «so che sono ricchi – ha raccontato sempre al South China Morning Post una fan dodicenne del gruppo – ma spero che se compro le loro azioni li farò diventare ancora più ricchi, così potranno comprarsi qualcosa di carino da indossare. Mi farebbe felice».

Inoltre «la tempistica di Big Hit di quotarsi in borsa ora ha senso perché le vendite dei dischi sono cresciute in mancanza di concerti», ha spiegato a Bloomberg Sung Jun-won, analista di Shinhan Investment Corp. Big Hit è riuscita anche a non risentire troppo della crisi causata dal coronavirus: nel primo semestre del 2020 aveva ricavato 49,7 miliardi di won sudcoreani (36 milioni di euro) perché le vendite dei concerti online e del merchandising su Weverse, una app dedicata ai fan dei musicisti, avevano più che compensato la cancellazione degli eventi dovuta alla pandemia.

In particolare, un concerto online tenuto dai BTS a giugno è stato l’evento musicale online più pagato al mondo, con oltre 750mila spettatori. Sempre per fare qualche numero, l’anno scorso i BTS avevano incassato 145 milioni di euro in concerti, trovandosi al quinto posto nella classifica dei ricavi dei musicisti per i concerti, subito dopo Elton John. Il progetto di far allargare i propri seguaci continua: ad agosto avevano cantato “Dynamite”, la loro prima canzone interamente in inglese; il 20 novembre uscirà BE, il loro secondo disco dell’anno, dopo Map of the Soul: Seven, uscito a febbraio.


Non sarebbe, comunque, la prima volta che il successo di una IPO dipende dai fan di un gruppo musicale: nel 2008 quelli della band femminile di k-pop Girls Generation comprarono le azioni dell’etichetta SM Entertainment per 22,5 milioni di won (circa 16.500 euro); in tre anni il loro valore è aumentato del 2.700 per cento.