Una <em>Plebejus argyrognomon</em> (AP Photo/Petr David Josek)

Puoi sempre inciampare nei ricordi

Perché il tempo non esiste veramente, scriveva Vladimir Nabokov

«Confesso di non credere nel tempo. Dopo l’uso mi piace ripiegare il mio tappeto magico, così da sovrapporre l’una all’altra parti diverse del disegno. E che i visitatori inciampino pure. E la gioia più grande dell’assenza di tempo – in un paesaggio scelto a caso – viene quando mi trovo tra farfalle rare e piante di cui esse si nutrono. È quella, l’estasi, e dietro l’estasi c’è qualcos’altro difficile da spiegare. È come un vuoto momentaneo in cui si riversa tutto ciò che mi è caro»

Vladimir Nabokov in Speak, Memory (1951), tradotto in italiano per Adelphi da Anna Raffetto con il titolo Parla, ricordo

È un memoir in cui lo scrittore russo naturalizzato statunitense Vladimir Nabokov (1899-1977), uno dei più grandi di tutti i tempi, racconta la sua infanzia in un’agiata e politicamente influente famiglia russa, dal 1903 fino alla rivoluzione bolscevica; gli ultimi capitoli sono dedicati all’esilio, agli studi a Cambridge e alla vita da emigrato a Parigi e Berlino, fino al trasferimento definitivo negli Stati Uniti, nel 1940. Qui iniziò la carriera universitaria, insegnò letteratura russa e scrittura creativa (tra i suoi allievi ci furono Thomas Pynchon e la giudice della Corte Suprema Ruth Bader Ginsburg); fu anche un importante entomologo, esperto di farfalle.

Parla, ricordo è dedicato alla moglie Vera.

 

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