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  • Lunedì 24 agosto 2020

Sabato c’è stato un concerto col pubblico in Germania, ma era un esperimento scientifico

Senza alcolici ma con vera musica, per capire meglio i rischi e prendere le necessarie contromisure

(Sean Gallup/Getty Images)
(Sean Gallup/Getty Images)

Sabato 22 agosto a Lipsia, in Germania, circa 1.500 persone hanno partecipato a un concerto che era anche un esperimento su come potrebbero essere i concerti nei prossimi mesi. L’evento è stato organizzato dall’università Martin Lutero di Halle-Wittenberg, che lo userà per studiare come e quanto, in un contesto di quel tipo, le persone condividono spazi, entrano in contatto e toccano cose: tutte informazioni molto importanti per capire a cosa fare attenzione per evitare o quantomeno limitare la diffusione del coronavirus negli spazi chiusi.

Per partecipare all’esperimento – chiamato RESTART-19 – 1.500 volontari, tutti di età compresa tra i 18 e i 50 anni, avevano dovuto prima sottoporsi a un tampone che certificasse che non avevano il coronavirus. Poi si sono presentati di prima mattina ai cancelli della Quarterback Immobilien Arena, che può contenere fino a 12mila persone, e a ognuno di loro è stata misurata la temperatura.

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Tutti i volontari (che nei piani iniziali sarebbero dovuti essere quattromila, ma poi sono stati ridotti) si sono quindi registrati e ognuno di loro ha ricevuto una mascherina FFP2, un dispositivo di tracciamento da indossare in ogni momento e un piccolo flacone di gel disinfettante a cui era stata aggiunta una sostanza fluorescente. I partecipanti sono stati invitati a comportarsi in maniera più o meno normale, ricordandosi però di usare di frequente il gel, perché la sostanza fluorescente è poi servita ai ricercatori per rilevare, una volta terminato il concerto, quali superfici erano state più toccate. Per provare a capire come si muoveva l’aria nella struttura, i ricercatori hanno anche usato una macchina del fumo e una serie di altri appositi sensori, come ha spiegato il New York Times.

(Sean Gallup/Getty Images)

Intorno alle 10 di mattina gli spettatori sono entrati nell’Arena e lì sono rimasti più o meno fino alle 18. I ricercatori, infatti, avevano chiesto loro di assistere a tre diversi concerti: nel primo non era previsto distanziamento tra gli spettatori, che erano quindi seduti come si sarebbero seduti prima della pandemia (seppur indossando sempre le mascherine), nel secondo c’erano alcune precauzioni e distanze, mentre nel terzo c’erano ancora più precauzioni e una distanza minima tra una persona e l’altra di un metro e mezzo.

A esibirsi, tutte e tre le volte, è stato il cantautore tedesco Tim Bendzko, che ha accolto i volontari con un enfatico: «oggi state salvando il mondo!». Come ha raccontato il New York Times, i concerti di Bendzko non sono stati accolti con particolare calore, probabilmente anche per via dello strano contesto generale, oltre che del «soffocante caldo» che c’era nell’arena.

Tra un concerto e l’altro, comunque, erano previste pause e attività d’intrattenimento, e i partecipanti erano anche stati invitati a recarsi ai bar e baracchini presenti nella struttura a prendere da bere, così da ricreare i flussi tipici dei concerti. A differenza dei veri concerti era però vietata la vendita di sostanze alcoliche.

(Sean Gallup/Getty Images)

Terminati i concerti a cui si erano offerti di presenziare, i partecipanti sono potuti tornare a casa in tempo per cena. Alcuni hanno raccontato ai giornalisti di essere soddisfatti dall’aver fatto qualcosa che potrebbe essere utile ad altri e, nel frattempo, di aver ascoltato anche un po’ di musica dal vivo. Anche Bendzko si è detto felice di aver partecipato, perché negli ultimi mesi aveva fatto solo concerti drive-in e perché «anziché starsene a casa a crogiolarsi nell’insicurezza è meglio provare a fare qualcosa attivamente per cambiare le cose».

RESTART-19 è stato finanziato dai Länder della Sassonia e della Sassonia-Anhalt, ed è costato quasi un milione di euro. L’idea di ricercatori e finanziatori è che possa aiutare a determinare in modo empirico – seppur in un contesto comunque diverso da quelli reali – quali sono gli aspetti più critici legati alla compresenza di più persone nello stesso luogo, che sia un’arena, uno stadio o una chiesa. I risultati della ricerca sono attesi per l’inizio di ottobre e Stefan Moritz, il ricercatore che se ne è occupato, ha detto di aver già ricevuto richieste da diversi altri ricercatori che intendono farne di simili.

Come ha scritto Deutsche Welle, RESTART-19 ha ricevuto alcune critiche per il fatto che è stato effettuato in condizioni ideali, quindi difficilmente replicabili nella realtà. Michael Gekle, responsabile della facoltà di Medicina di Halle-Wittenberg, ha spiegato che questo è «il problema di ogni ricerca» e che «avere qualche dato è comunque meglio di non avere nessun dato».