Gli Stati Uniti hanno sospeso il trattato di estradizione con Hong Kong dopo la legge sulla “sicurezza nazionale”

Una manifestazione pro-democrazia a Hong Kong il 12 agosto 2020 (Anthony Kwan/Getty Images)
Una manifestazione pro-democrazia a Hong Kong il 12 agosto 2020 (Anthony Kwan/Getty Images)

Gli Stati Uniti mercoledì 19 agosto hanno sospeso il trattato di estradizione con Hong Kong, e altri due accordi bilaterali, come reazione alla controversa legge sulla “sicurezza nazionale” approvata alla fine di giugno. Il portavoce del Dipartimento di Stato Morgan Ortagus ha spiegato che i trattati bilaterali riguardavano «la consegna dei ricercati latitanti, il trasferimento delle persone condannate e le esenzioni fiscali reciproche». Soprattutto le esenzioni fiscali potrebbero avere un’impatto significativo sull’economia di Hong Kong: secondo la BBC sono infatti molte le aziende dell’ex protettorato britannico che le utilizzano.

La sospensione dei trattati è l’ultima decisione presa dall’amministrazione del presidente statunitense Donald Trump per fare pressioni sulla Cina contro la legge sulla sicurezza che secondo il Dipartimento di Stato americano «ha schiacciato le libertà del popolo di Hong Kong». Il Segretario di Stato Mike Pompeo, annunciando la revoca dei trattati, ha twittato: «Il Partito Comunista Cinese ha scelto di schiacciare le libertà e l’autonomia del popolo di Hong Kong».

All’inizio del mese di agosto il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti aveva imposto delle sanzioni nei confronti di 11 persone, tra cui la governatrice di Hong Kong Carrie Lam, per il loro ruolo nell’attuazione «delle politiche di soppressione della libertà e dei processi democratici» volute dal governo centrale cinese e l’approvazione della legge sulla “sicurezza nazionale”.