La guardia costiera libica ha ucciso tre migranti e ne ha feriti altri due, dice l’OIM

Un barcone con migranti a bordo avvistato il 16 luglio 2020 dall'aereo di ricognizione di Sea Watch a 54 miglia da Lampedusa, nella zona Sar maltese (ANSA/TWITTER SEA WATCH)
Un barcone con migranti a bordo avvistato il 16 luglio 2020 dall'aereo di ricognizione di Sea Watch a 54 miglia da Lampedusa, nella zona Sar maltese (ANSA/TWITTER SEA WATCH)

L’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) ha scritto in un comunicato che nella notte fra il 27 e il 28 luglio a Khums, a est di Tripoli, due migranti sudanesi sono stati uccisi e altri tre sono stati feriti dalla cosiddetta “guardia costiera libica”. I militari hanno sparato durante lo sbarco dei migranti dall’imbarcazione con cui erano stati riportati in Libia, dopo essere stati intercettati al largo delle coste del paese. Successivamente Flavio Di Giacomo, portavoce per le attività dell’Oim nel Mediterraneo, ha scritto su Twitter che «uno dei tre migranti feriti è morto durante il trasporto in ospedale». I morti salgono quindi a tre.

Secondo l’OIM, il cui personale era presente sul posto, «le autorità locali hanno iniziato a sparare nel momento in cui alcuni migranti, scesi da poco a terra, avevano cercato di darsi alla fuga». I tre feriti sono stati trasportati in ospedali della zona, mentre gli altri sono stati trasferiti nei famigerati centri di detenzione gestiti dalle autorità libiche.

Da diversi anni la Guardia Costiera libica, un corpo armato formato soprattutto da milizie e finanziato con fondi italiani ed europei, compie violenze e abusi sui migranti che cercando di scappare dalla Libia. Nel suo comunicato l’OIM ribadisce che «la Libia non è un porto sicuro e lancia nuovamente un appello all’Unione Europea e alla comunità internazionale affinché si agisca con urgenza per fermare i ritorni in Libia di persone vulnerabili».