Cosa succede tra governo e Autostrade

L'avvicinarsi dell'apertura del nuovo ponte Morandi e una sentenza della Corte Costituzionale hanno accelerato le trattative sulla tanto discussa revoca delle concessioni

Il nuovo ponte Morandi fotografato il 26 giugno. (ANSA/LUCA ZENNARO)
Il nuovo ponte Morandi fotografato il 26 giugno. (ANSA/LUCA ZENNARO)

Negli ultimi giorni ci sono stati alcuni rilevanti sviluppi nella vicenda che riguarda il futuro del nuovo ponte Morandi, ricostruito a Genova dopo il crollo dell’agosto del 2018, e la possibile revoca della concessione per la gestione di gran parte della rete autostradale italiana ad Autostrade per l’Italia (Aspi). In breve: il nuovo ponte è finito e dovrebbe aprire a inizio agosto, ma non è ancora stato deciso a chi affidarlo. E quindi, per come stanno le cose adesso, verrebbe gestito da Aspi, prospettiva che sta facendo litigare la maggioranza.

Contemporaneamente, mercoledì la Corte Costituzionale ha stabilito che la procedura con la quale il governo escluse Aspi dalla ricostruzione del ponte Morandi, con il cosiddetto “decreto Genova” approvato poco dopo il crollo, non fu incostituzionale. Era una decisione piuttosto attesa, perché un eventuale parere che desse ragione ad Aspi avrebbe potuto cambiare gli equilibri alla base della trattativa sulla revoca della concessione, che sembrano comunque avere ancora bisogno di tempo prima di arrivare a una conclusione.

La questione della gestione del nuovo ponte Morandi
Dopo il crollo del ponte Morandi cominciò una estesa campagna di accuse e critiche contro Aspi e la società che la possiede, Atlantia, che ha come azionista di riferimento la famiglia Benetton. Gran parte della politica, e specialmente il Movimento 5 Stelle, chiesero che fosse revocata ad Aspi la concessione che le affida la gestione di quasi 3.000 km della rete autostradale italiana, accusando la società di negligenza nei controlli e nella manutenzione delle infrastrutture.

Ma nonostante siano passati quasi due anni, le trattative per la revoca e per l’identificazione di una nuova società affidataria non hanno concluso granché. Nel frattempo, il nuovo ponte sul Polcevera, che sorge al posto del ponte Morandi, è stato concluso e lo si vorrebbe rendere operativo il prima possibile. Questo richiede una serie di passaggi formali che devono essere avviati quanto prima, per rispettare i tempi: e al momento, in assenza di decisioni diverse, chi dovrebbe gestire il ponte è proprio Aspi, che gestisce già i tratti subito prima e subito dopo. Potrebbe essere anche solo una soluzione temporanea, in attesa della possibile revoca della concessione, ma intanto se si vuole aprire il ponte ad agosto non sembra esserci altra soluzione.

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Con il decreto Genova, il governo aveva estromesso Aspi oltre che dalla ricostruzione anche dai collaudi, ma comunque prima dell’apertura al traffico la società dovrà fare i suoi controlli, e per questo in realtà da mesi si scambia documenti con l’ufficio del commissario Bucci per preparare il passaggio di consegne.

I ritardi sulla decisione sulla revoca
La prospettiva di affidare ad Aspi la gestione del nuovo ponte Morandi dopo aver attaccato per due anni Atlantia e i Benetton ha creato grande imbarazzo nel Movimento 5 Stelle, con una conseguente agitazione nel governo. È diventato evidente, in pratica, che nonostante i molti proclami in due anni non si è andati molto avanti nella procedura per la revoca della concessione sulla rete autostradale ad Aspi. Diversi esponenti del M5S hanno accusato il Partito Democratico di esserne responsabile, e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte è sembrato inizialmente voler dare la colpa ai ministri dell’Economia e dei Trasporti, salvo poi annunciare che sarà presa una decisione entro la fine della settimana.

La sentenza della Corte Costituzionale
In mezzo a tutto questo, mercoledì è arrivata la sentenza della Corte Costituzionale che ha respinto i sei ricorsi presentati dal Tar della Liguria riguardo alla presunta incostituzionalità del decreto che aveva escluso Aspi dalla ricostruzione del ponte Morandi, espropriando la società delle aree del ponte e addossandole le spese per la ricostruzione. La decisione del governo, ha detto la Corte, «è stata determinata dalla eccezionale gravità della situazione che lo ha indotto, in via precauzionale, a non affidare i lavori alla società incaricata della manutenzione del Ponte stesso».

Questa sentenza, in pratica, mette il governo in una posizione di vantaggio prima delle trattative con Aspi per la revoca della concessione: è infatti un precedente giuridico rilevante, che potrebbe scoraggiare Aspi dall’intraprendere una battaglia legale contro il governo.

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E adesso?
Adesso il governo e Aspi devono risolvere le loro questioni: che significa trovare un nuovo accordo per la concessione della rete autostradale, oppure rescindere il contratto. Per il pomeriggio di giovedì, la ministra dei Trasporti Paola De Micheli ha convocato i dirigenti di Aspi: secondo i giornali, porrà alla società una serie di condizioni non negoziabili per evitare la revoca totale delle concessioni.

Oltre a un abbassamento del 5 per cento delle tariffe su tutta la rete, al centro delle discussioni sembra esserci l’obbligo per Aspi di cambiare l’assetto azionario affinché Atlantia – e quindi la famiglia Benetton – non sia più il socio principale. A diventare socio di maggioranza dovrebbe essere la Cassa Depositi e Prestiti, una controllata del ministero dell’Economia, e F2i, un fondo per le infrastrutture. Da tempo i giornali scrivono che i Benetton hanno messo in conto di dover cedere il controllo di Aspi, ma non è chiaro che percentuale di quote siano disposti a vendere. Se la proposta del governo non fosse accettata, si potrebbe arrivare a una risoluzione del contratto.

Secondo i giornali, però, Aspi avrebbe “una carta da giocarsi” per rafforzare la sua posizione nella trattativa: la consapevolezza di essere una delle società più attrezzate per contribuire alla realizzazione delle grandi opere pubbliche – come la Gronda di Genova, una nuova autostrada nel capoluogo ligure – che sono state sbloccate proprio questa settimana con il decreto legge Semplificazioni.

C’è poi un’ulteriore questione in sospeso: i giornali parlano di un piano del ministero dei Trasporti per approvare una modifica al decreto Genova che affidi al commissario Bucci non solo la ricostruzione, bensì anche la gestione del nuovo ponte Morandi, in modo da evitare il passaggio di consegne ad Aspi.