L’Iran ha ammesso che c’è stato un grave incendio in un impianto nucleare del paese

Un edificio danneggiato dall'incendio nella struttura di arricchimento dell'uranio di Natanz, a circa 322 km a sud della capitale Teheran, in Iran (Organizzazione per l'energia atomica dell'Iran tramite AP,)
Un edificio danneggiato dall'incendio nella struttura di arricchimento dell'uranio di Natanz, a circa 322 km a sud della capitale Teheran, in Iran (Organizzazione per l'energia atomica dell'Iran tramite AP,)

Domenica il portavoce dell’organizzazione iraniana per l’energia atomica, Behrouz Kamalvandi, ha detto che giovedì 2 luglio c’è stato un grave incendio nell’impianto nucleare di Natanz in Iran. L’ammissione è arrivata dopo che in un primo tempo lo stesso Kamalvandi aveva cercato di minimizzare l’incendio, definendolo un «incidente» che aveva colpito solo un «capannone industriale» in costruzione. Domenica Kamalvandi ha detto che l’incidente potrebbe rallentare il processo di sviluppo delle centrifughe utilizzate per l’arricchimento dell’uranio. Le autorità di sicurezza iraniane hanno poi dichiarato che la causa dell’incendio è stata identificata, ma che per il momento non verrà comunicata.

Alcuni funzionari iraniani venerdì avevano detto che l’incendio avrebbe potuto essere stato causato da un attacco informatico e hanno avvertito che l’Iran si vendicherà nei confronti di qualsiasi paese verrà ritenuto responsabile dell’attacco. L’agenzia di stampa statale iraniana IRNA giovedì aveva parlato di possibili responsabilità nell’incendio di Israele e Stati Uniti. Il ministero della Difesa israeliano non ha né smentito né confermato e ha detto che non c’è “necessariamente” Israele dietro a ogni incidente in Iran.

Natanz è il centro più importante del programma nucleare iraniano che si sta sviluppando, secondo l’Iran solo per scopi civili. L’Iran nel 2015 aveva accettato di rallentare il suo programma nucleare in cambio della rimozione della maggior parte delle sanzioni internazionali. Ma l’attività di sviluppo nel paese era ripresa dopo che l’amministrazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump nel 2018 si era ritirata dall’accordo e aveva reintrodotto e intensificato le sanzioni economiche nei confronti dell’Iran.

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