La “zona libera” di Seattle è stata sgomberata dalla polizia

Lo sgombero dell'area occupata dai manifestanti antirazzisti nel centro di Seattle. 1° luglio 2020 
(David Ryder/Getty Images)
Lo sgombero dell'area occupata dai manifestanti antirazzisti nel centro di Seattle. 1° luglio 2020 (David Ryder/Getty Images)

La polizia di Seattle ha sgomberato la cosiddetta “zona libera”, occupata dai manifestanti antirazzisti nell’East Precinct nel centro della città tre settimane fa, dopo le proteste per l’uccisione di George Floyd. Nella zona c’erano state numerose sparatorie e l’area occupata era diventata terreno di scontro fra la linea progressista dell’amministrazione locale, più morbida nei confronti dei manifestanti, e quella del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che esigeva misure più dure.

Mercoledì primo luglio la polizia in tenuta antisommossa e con pezzi pesanti ha sgomberato l’area occupata di Capitol Hill senza trovare molta opposizione, rimuovendo le barricate e riprendendo possesso della stazione di polizia che era stata abbandonata qualche settimana fa. Il capo della polizia Carmen Best ha dichiarato: «Il nostro compito è appoggiare le manifestazioni pacifiche, ma quello che è successo nelle ultime settimane è l’assenza di legge, brutalità, e semplicemente una situazione inaccettabile».

Lo scorso 23 giugno la sindaca della città Jenny Durkan aveva detto che era arrivato il momento di riprendere il controllo della stazione di polizia, ma aveva chiarito che la polizia sarebbe tornata al proprio posto «pacificamente e gradualmente». La decisione di Durkan era arrivata dopo che tre persone erano state uccise e c’erano state diverse sparatorie ai confini dell’area occupata. Il capo della polizia Carmen Best aveva dichiarato che i suoi agenti erano stati aggrediti da una “folla ostile” mentre cercavano di far intervenire gli operatori sanitari di emergenza arrivati sul posto per soccorrere le vittime.