La giornalista e dissidente filippina Maria Ressa è stata condannata per diffamazione online

La giornalista e dissidente filippina Maria Ressa dopo il verdetto (Ezra Acayan/Getty Images)
La giornalista e dissidente filippina Maria Ressa dopo il verdetto (Ezra Acayan/Getty Images)

La giornalista e dissidente filippina Maria Ressa è stata condannata per diffamazione online da un tribunale di Manila. Ressa, una delle giornaliste più critiche verso il presidente filippino Rodrigo Duterte, è stata condannata insieme a un altro giornalista del sito Rappler, Reynaldo Santos Jr. I due sono stati liberati su cauzione in attesa del processo di appello, ma rischiano fino a sei anni di carcere.

Ressa ha 56 anni ed è una delle giornaliste più note e autorevoli delle Filippine. Per vent’anni ha lavorato come giornalista investigativa e corrispondente all’estero per la tv americana CNN. Poi ha diretto la divisione dedicata alle notizie di ABS-CBN, il principale canale televisivo di notizie delle Filippine. Nel 2012 ha fondato Rappler insieme ad altre tre giornaliste, e a fine 2018 la rivista americana Time l’ha messa tra le persone dell’anno, inclusa in un gruppo di giornalisti minacciati per il loro lavoro.

– Leggi anche: I giornalisti contro Rodrigo Duterte

Ressa è stata arrestata diverse volte a causa delle sue inchieste, e finora non era mai stata condannata. Nel febbraio del 2019 era stata arrestata e rilasciata su cauzione con l’accusa di diffamazione online, a causa di un’indagine giornalistica del 2012 in cui Rappler aveva raccontato del coinvolgimento di un ricco uomo d’affari, Wilfredo Keng, in un traffico di droga e di essere umani, e dei suoi rapporti con un giudice che all’epoca era membro del più alto tribunale delle Filippine.

Il governo di Duterte aveva approvato una legge contro la diffamazione online quattro mesi dopo che l’inchiesta di Ressa era stata pubblicata: secondo l’accusa, però, l’articolo poteva essere soggetto alla nuova legge, dato che nel 2014 era stato aggiornato per correggere un refuso. Nel suo verdetto, il giudice ha detto che nell’articolo Ressa non aveva mostrato prove delle sue accuse contro Keng, aggiungendo che la libertà di stampa «non può essere usata come una protezione» contro il reato di diffamazione. Ressa ha commentato la condanna dicendo: «A tutti i filippini, questo non riguarda solo Rappler, riguarda ognuno di noi. La libertà di stampa è il fondamento di ogni singolo diritto che avete come cittadini filippini».