La statua di Indro Montanelli a Milano è stata nuovamente imbrattata

(ANSA/STRINGER)
(ANSA/STRINGER)

È stata nuovamente imbrattata di vernice la statua del giornalista Indro Montanelli che si trova vicino all’ingresso dei giardini pubblici a lui intitolati, lungo Corso Venezia a Milano. Sul basamento, inoltre, sono state scritte le parole: “razzista, stupratore”. Il gesto è stato rivendicato dal gruppo Rete Studenti Milano e da LuMe (Laboratorio universitario Metropolitano).

Da giorni si era tornati a parlare della statua di Montanelli, dopo che un gruppo di attivisti ne aveva chiesto la rimozione, scrivendo al sindaco di Milano Beppe Sala e al Consiglio comunale. Le ragioni della richiesta sono legate a un fatto di cui si parla ciclicamente in riferimento a Montanelli, considerato da molti uno dei più importanti giornalisti italiani del Novecento: quando, soldato in Etiopia negli anni Trenta, comprò una ragazzina eritrea di 12 anni, per «stabilire con lei un rapporto sessuale» (secondo le parole che usò Montanelli nel 2000).

Fu lo stesso Montanelli a raccontare più volte dei suoi rapporti con la ragazzina, di cui a oggi non si conosce esattamente l’identità. La prima volta fu nel 1969, durante il programma televisivo di Gianni Bisiach L’ora della verità. Durante l’intervista Montanelli ricevette alcune domande critiche incalzanti dalla giornalista femminista Elvira Banotti (eritrea per parte di madre).
All’epoca dei fatti raccontati, a metà degli anni Trenta, Montanelli aveva 26-27 anni.

Tra i colonialisti italiani in Africa orientale e in Libia erano piuttosto diffuse le relazioni sessuali e di convivenza temporanee con donne africane, che venivano chiamate «madame», almeno fino a quando con l’emanazione delle leggi razziali fasciste nel 1938 il cosiddetto madamato fu vietato per evitare le relazioni miste. Per quanto riguarda i rapporti sessuali con minorenni, già dal 1930 la legge italiana considerava stupro quelli con i minori di 14 anni.

Negli anni Montanelli tornò a parlare più volte della ragazzina eritrea, ad esempio nell’intervista con Enzo Biagi del 1982, cambiando versione sulla sua età (da 12 a 14 anni) e sul suo nome. Lo fece per l’ultima volta in La stanza di Montanelli, la sua rubrica sul Corriere della Sera, il 12 febbraio 2000. In quel caso raccontò anche la ragazzina era vergine e che era infibulata, e che per questo fu necessario un «brutale intervento della madre». Definisce inoltre il contratto di “matrimonio” che stipulò con il padre della ragazzina un «una specie di leasing».

Dal Corriere della Sera del 12 febbraio 2000

Non è la prima volta che la sua statua viene imbrattata: era successo anche l’8 marzo dello scorso anno. In quel caso la vernice era lavabile e il gesto era stato rivendicato dal gruppo di attiviste femministe Non Una Di Meno.