Gli Stati Uniti sono entrati in recessione per la prima volta dal 2009

(Spencer Platt/Getty Images)
(Spencer Platt/Getty Images)

Secondo il National Bureau of Economic Research (NBER), organizzazione privata statunitense che si occupa di studi economici, a febbraio gli Stati Uniti sono entrati in recessione per la prima volta dal 2009, dopo 128 mesi. Secondo il NBER, l’economia statunitense ha raggiunto il suo massimo a febbraio, per poi iniziare a scendere, ancora prima dell’inizio della diffusione del coronavirus nel paese. La valutazione del NBER è rilevante perché, nonostante sia un’organizzazione privata, è quella che normalmente determina proprio l’inizio e la fine dei periodi di recessione negli Stati Uniti.

– Leggi anche: Che cos’è la recessione?

Nonostante solitamente gli economisti intendano per recessione due trimestri consecutivi in cui il Prodotto Interno Lordo è negativo, il NBER considera una serie di fattori, tra cui produzione interna e occupazione, per determinare se sia iniziata o meno una recessione. Per il NBER «la pandemia e la crisi sanitaria hanno provocato una recessione con caratteristiche e dinamiche diverse rispetto a quelle precedenti; tuttavia l’entità senza precedenti del calo dell’occupazione e della produzione, e la sua ampia portata su tutta l’economia, giustifica definire questo periodo una recessione, anche se risulta essere più breve delle precedenti contrazioni».

Nel primo trimestre dell’anno il PIL degli Stati Uniti è calato del 4,8 per cento su base annua: è stata la prima contrazione del PIL statunitense dal 2014 e il peggior risultato dal primo trimestre del 2009, e secondo le stime più pessimistiche degli economisti nel secondo trimestre il calo sarà ancora maggiore, toccando il -30 per cento su base annua, ai livelli della Grande Depressione.