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  • Lunedì 8 giugno 2020

CrossFit si è messa nei guai

A sponsor e atleti non sono piaciute le dichiarazioni su George Floyd fatte dall'ideatore del popolare sistema di fitness, non nuovo a casi del genere

(Oleg Nikishin/Getty Images)
(Oleg Nikishin/Getty Images)

Alcune dichiarazioni e un tweet pubblicato nel fine settimana da Greg Glassman, ideatore del sistema di fitness CrossFit e proprietario della società che ne detiene i diritti, la CrossFit Inc., stanno mettendo in grosse difficoltà il gruppo, fra critiche arrivate dagli atleti più in vista e l’interruzione dei rapporti con l’azienda di abbigliamento Reebok, suo sponsor principale.

Il caso è iniziato quando Glassman ha detto di «non piangere per la morte di George Floyd» in una videoconferenza tra esperti del settore fitness. Successivamente ha risposto con un gioco di parole a un tweet dell’account dell’Institute for Health Metrics and Evaluation di Seattle che spiegava che le condizioni sociali degli afroamericani negli Stati Uniti hanno conseguenze negative anche sulla salute pubblica.

https://twitter.com/CrossFitCEO/status/1269404726581288960

Glassman ha risposto scrivendo «FLOYD-19», aggiungendo poi una critica alla gestione nazionale dell’epidemia. Poco dopo CrossFit Inc. è intervenuta pubblicando delle scuse ufficiali e un lungo comunicato riparatorio firmato dallo stesso Glassman; ma nel frattempo Reebok ha comunicato di non voler rinnovare la sponsorizzazione, mentre diverse palestre sparse in tutto il paese si sono dissociate dal gruppo.

Fra gli atleti più in vista, hanno criticato Glassman anche alcuni ex campioni dei CrossFit Games, la competizione atletica organizzata ogni anno in collaborazione con Reebok. Noah Olsen, arrivato secondo all’ultima edizione, ha scritto su Instagram che a meno di grossi cambiamenti nella gestione della società non parteciperà alla prossima edizione.

https://www.instagram.com/p/CBJzGfpBip1/?utm_source=ig_embed

CrossFit Inc. non è nuova a situazioni del genere: tre anni fa escluse gli atleti transgender dai giochi, salvo poi riammetterli, e nello stesso periodo un suo portavoce venne licenziato dopo aver definito “peccatore” il movimento LGBT statunitense, che aveva fatto causa alla società.

Le dichiarazioni sopra le righe di Glassman, inoltre, creano spesso malumori, motivo per il quale si ritiene che l’attuale conduzione del gruppo non sia più adatta per un brand che dal 2004 si è diffuso in tutto il mondo arrivando a una valutazione stimata di circa 4 miliardi di dollari.