Il New York Times ha detto che il controverso articolo del senatore Repubblicano Tom Cotton «non era all’altezza» di essere pubblicato

Da due giorni il New York Times è coinvolto in una polemica interna per avere pubblicato nella propria sezione delle opinioni un articolo firmato dal senatore Repubblicano Tom Cotton in cui si chiede l’intervento dell’esercito per fermare le rivolte iniziate dopo l’uccisione di George Floyd. Ieri una portavoce del Times ha ammesso che la pubblicazione dell’articolo di Cotton è stata «affrettata» e che il testo «non era all’altezza» di essere pubblicato. L’articolo è ancora visibile online, ma l’editore del quotidiano, A. G. Sulzberger, ha annunciato nella chat interna dell’azienda che presto verrà aggiunta una nota con la posizione della proprietà.

Più di 800 dipendenti avevano firmato una lettera di protesta criticando l’opportunità di pubblicare l’articolo di Cotton, pieno di imprecisioni, forzature ed espressioni vagamente minacciose, in uno dei momenti più delicati della storia recente americana. In molti avevano espresso la loro frustrazione anche sui social network. Cotton è uno dei senatori Repubblicani più radicali, ed è noto per le sue opinioni sopra le righe.

In un primo momento il responsabile della sezione opinioni, James Bennet, aveva difeso la pubblicazione dell’articolo sostenendo che «è un dovere nei confronti dei nostri lettori mostrare loro anche le argomentazioni contrarie [ad altri articoli pubblicati], specialmente quelle di persone in posizioni di potere». Poco dopo però si era scoperto che Bennet non aveva letto l’articolo prima che fosse pubblicato: la revisione editoriale era stata curata da un altro caporedattore. Anche Dean Baquet, il direttore della redazione del New York Times che si occupa delle notizie – separata da quella delle opinioni, come in moltissimi giornali americani – ha saputo dell’articolo di Cotton soltanto dopo la sua pubblicazione.

La portavoce del New York Times ha aggiunto che il giornale «esaminerà modifiche a breve e lungo termine» alla sezione opinioni, e valuterà inoltre se pubblicare meno articoli di opinione.