Calano i disoccupati, ma anche i lavoratori

Durante il lockdown l'Italia ha perso 274 mila posti di lavoro, e molti hanno smesso di cercarlo del tutto: per questo il tasso di disoccupazione è al minimo dal 2008

(ANSA/CLAUDIO PERI)
(ANSA/CLAUDIO PERI)

Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’ISTAT, nei primi tre mesi del 2020 l’Italia ha perso oltre 274 mila posti di lavoro a causa delle misure di contenimento intraprese per fermare la pandemia da coronavirus. Allo stesso tempo, il tasso di disoccupazione nel mese di aprile è sceso al minimo dalla crisi economica del 2008: 6,3 per cento. Anche il tasso di disoccupazione giovanile è calato, passando dal 26,5 per cento al 20,3 per cento, il livello più basso degli ultimi 12 anni.

È un dato apparentemente paradossale e piuttosto sorprendente: secondo le stime di 12 economisti intervistati dall’agenzia di stampa Reuters, il tasso di disoccupazione nel mese di aprile avrebbe dovuto salire al 9,5 per cento. La disoccupazione invece non solo è calata nel mese di aprile, ma l’ISTAT ha rivisto al ribasso anche le stime sulla disoccupazione a marzo, tagliandole dall’8,4 all’8 per cento.

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Se i dati sulla disoccupazione sono piuttosto inaspettati, le ragioni del suo calo sono chiare: molte persone si sono scoraggiate a causa della crisi e hanno smesso di cercare lavoro. Il tasso di disoccupazione si misura infatti con un’indagine campionaria con cui ISTAT “conta” quante persone dichiarano di essere attivamente in cerca di lavoro sul totale della popolazione che fa parte della “forza lavoro” (che a sua volta è la somma di disoccupati e occupati).

Come prevedibile in una situazione come questa, al calo della disoccupazione corrisponde un aumento nel numero dei cosiddetti inattivi, persone che non lavorano né sono attivamente in cerca di lavoro. Secondo l’ISTAT gli inattivi nel mese di aprile sono passati dal 36,1 per cento al 38,1 per cento (gli inattivi si calcolano come percentuale sul totale della popolazione tra i 15 e i 64 anni).

Nel frattempo, l’economia italiana si trova in una grave recessione. Nei primi tre mesi dell’anno il PIL è calato di più del 5 per cento (uno dei cali più significativi in Europa), mentre si stima che entro la fine dell’anno la contrazione potrebbe avvicinarsi o superare il 10 per cento.