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  • Domenica 24 maggio 2020

I paesi del Nord Europa non sono d’accordo sul Fondo per la ripresa

Dopo l'ambizioso accordo fra Francia e Germania hanno proposto un compromesso al ribasso: ci sarà da trattare

(Ronald Schlager/Pool via AP)
(Ronald Schlager/Pool via AP)

I paesi del Nord Europa più conservatori dal punto di vita economico – Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia – hanno avanzato una controproposta rispetto all’ambizioso accordo trovato fra Francia e Germania per un Fondo per la ripresa, il principale strumento europeo per limitare i danni economici creati dalla pandemia da coronavirus.

La proposta dei paesi del Nord è un compromesso al ribasso: non prevede nessuna delle novità proposte da Francia e Germania che avevano attirato lodi e complimenti trasversali. All’interno dell’Unione Europea i quattro paesi conservatori sono una minoranza, ma nelle prossime settimane cercheranno comunque di negoziare limiti e paletti alla proposta franco-tedesca, che giudicano troppo ambiziosa.

La nuova proposta è contenuta in un documento di una pagina e mezzo (PDF) intitolato Non-paper EU support for efficient and sustainable COVID-19 recovery e si distingue notevolmente dall’accordo trovato da Francia e Germania, che prevede la creazione di un fondo da 500 miliardi di euro – raccolti sui mercati finanziari con titoli comunitari, garantiti dal bilancio dell’Unione Europea – da distribuire con sussidi a fondo perduto.

I quattro paesi del Nord spiegano invece di non poter accettare «strumenti che portano alla condivisione del debito», né «aumenti significativi del bilancio europeo». Propongono invece un Fondo per la ripresa che non raccolga soldi sui mercati e che si limiti a erogare prestiti «a condizioni favorevoli»: a patto però che i paesi che ricevono i soldi si impegnino «con forza» a un programma di riforme (cioè sostanzialmente a tenere sotto controllo il proprio debito pubblico).

La controproposta non è stata giudicata altrettanto positivamente da analisti e osservatori, che la considerano una posizione negoziale di partenza per ottenere maggiori vantaggi nel futuro negoziato. «Il documento è così pigro dal punto di vista intellettuale che è difficile pensare che ci credano davvero», ha commentato Lucas Guttenberg, ex economista della Banca Centrale Europea: «più che una controproposta politica, mi sembra una mossa per aumentare le proprie richieste».

I quattro paesi contano molto sul fatto che il Consiglio Europeo, l’organo che comprende i capi di stato e di governo e detta l’agenda politica dell’Unione, prende le decisioni più importanti all’unanimità. In realtà sembra che già nelle prime fasi del negoziato i Paesi Bassi possano trovarsi isolati nella loro rigidità, come già successo di recente durante le trattative per un primo pacchetto di riforme europee contro il coronavirus. «I danesi non hanno l’euro e avranno poca autorità in merito. I finlandesi sono rimasti zitti. Gli austriaci saranno convinti dai loro vicini», ipotizza François Heisbourg, che si occupa di Europa per l’Istituto Internazionale per gli studi strategici.

La Commissione Europea dovrebbe annunciare la propria proposta per il Fondo per la ripresa fra tre giorni, mercoledì 27 maggio. Gli analisti concordano sul fatto che ricorderà molto da vicino l’accordo trovato da Francia e Germania. Il Consiglio Europeo in cui si discuterà delle varie proposte è previsto invece fra il 18 e il 19 giugno.