Le notizie di domenica sul coronavirus in Italia

I nuovi casi registrati sono 802, i morti in più rispetto a ieri sono 165

Il lungomare di Napoli, 10 maggio 2020 (ANSA/CESARE ABBATE/)
Il lungomare di Napoli, 10 maggio 2020 (ANSA/CESARE ABBATE/)

I contagi totali da coronavirus registrati ufficialmente dall’inizio dell’epidemia in Italia, secondo i dati diffusi oggi dalla Protezione Civile, sono 219.070: ci sono 802 casi registrati in più di ieri, dal 6 marzo non ce ne erano così pochi, ed è la prima volta che si scende sotto i 1000 nuovi casi dal 10 marzo. I morti totali invece sono 30.560, un incremento di 165 rispetto a ieri: è il dato più basso dal 9 marzo. I nuovi pazienti “guariti o dimessi” sono 2.155, per un totale di 105.186. Le persone attualmente ricoverate in terapia intensiva sono 1.027, 7 in meno di ieri. Si registrano 1.518 attualmente positivi in meno, per un totale di 83.324. I tamponi totali processati a oggi sono 2.565.912, 51.678 più di ieri. Nel frattempo, i casi accertati di coronavirus nel mondo hanno superato i 4 milioni.

In Lombardia, la regione più colpita, i casi registrati nelle ultime 24 ore sono 282, e i morti 62; la provincia di Milano registra 21.376 casi totali, 104 più di ieri, di cui 54 in più a Milano città. Sono quasi gli stessi casi del Piemonte e più di qualunque altra regione italiana. A parte Lombardia e Piemonte, nessuna regione supera oggi gli 80 casi registrati.

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Le notizie di oggi
Nonostante il Tar di Catanzaro abbia accolto il ricorso del governo nella disputa con la regione Calabria – che il 29 aprile aveva permesso la parziale riapertura di bar e ristoranti contro quanto previsto dalle restrizione nazionali – altre regioni hanno promesso parziali riaperture, indipendentemente dall’arrivo o meno delle linee guida dell’Inail (l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro
Ente pubblico).

Alcuni presidenti di regione hanno chiesto al presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, un incontro con il governo per domani e ottenere le linee guida dell’Inail entro mercoledì prossimo, così da organizzare la riapertura per tempo.

Domani, inoltre, la provincia autonoma di Bolzano riaprirà parrucchieri, estetisti, bar, pub, ristoranti, musei e istituzioni culturali; riprenderà anche a offrire servizi per l’infanzia, asili e scuole primarie a giornata e con gruppi ridotti. Il provvedimento che dispone la riapertura è stato però impugnato dal ministro delle Autonomie, Francesco Boccia, perché «è in contrasto con le regole sulla sicurezza sul lavoro», ma la sentenza del TAR non è ancora arrivata.

Nel frattempo il governatore della Liguria, Giovanni Toti, ha detto che dal 18 maggio saranno aperti «negozi, parrucchieri ed estetisti, bar e ristoranti e tutto il resto» e il governatore della Puglia, Michele Emiliano, ha assicurato che, se non dovessero arrivare le indicazioni dell’Inail, «il 18 maggio noi apriamo lo stesso parrucchieri, estetisti e saloni di bellezza perché abbiamo fatto le linee guida regionali che ci paiono più che sufficienti».

Il ministro Boccia ha assicurato che dal 18 maggio sarà tenuta in considerazione la differenziazione territoriale, ma senza annunciare concessioni particolari: «da giovedì prossimo il ministero della Salute presenterà i dati regione per regione ogni settimana» e che per quanto riguarda gli spostamenti «sarà possibile valutare il grado di rischio che c’è tra le regioni».

Questo è stato anche il primo weekend dopo l’allentamento delle restrizioni per contenere il contagio da coronavirus: abbiamo raccolto un po’ di fotografie arrivate dalle principali città italiane: mostrano passeggiate, giri in bicicletta e qualcuno che si rilassa sul lungomare.

– Leggi anche: Il primo weekend dopo l’allentamento delle restrizioni, fotografato

Perché i casi aumentano ancora?
Una conseguenza della scarsa precisione dei dati raccolti fin qui è che anche ora che la situazione sembra complessivamente migliorare (il calo dei ricoveri in terapia intensiva ne è un segnale) il numero dei nuovi casi sembra ancora molto alto.

Una possibile risposta è che l’aumento del numero dei casi confermati sia legato all’aumento del numero di tamponi effettuati: più test si fanno, più casi si trovano. Questo dimostrerebbe anche che nelle prime settimane dall’inizio dell’epidemia il basso numero di test non aveva permesso di identificare tutti i casi, che sono stati (e sono ancora oggi) più di quanti dicano i numeri ufficiali.