È stato approvato il decreto con le nuove regole sugli arresti domiciliari per i condannati per mafia

Il carcere di San Vittore a Milano, nel 2018
(LaPresse - Vince Paolo Gerace)
Il carcere di San Vittore a Milano, nel 2018 (LaPresse - Vince Paolo Gerace)

Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legge con le nuove regole sui benefici concessi, per motivi legati all’emergenza sanitaria dovuta al coronavirus, ai detenuti condannati per reati di criminalità organizzata di tipo mafioso e terroristico. Il decreto è stato proposto dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, dopo le polemiche dei giorni scorsi sulla concessione dei domiciliari ad alcuni condannati per reati di mafia (Repubblica parlò di 376 «fra mafiosi e trafficanti di droga», ma sembra che i capimafia finiti ai domiciliari siano soltanto 3).

Il decreto riguarda «le persone detenute o internate per delitti di criminalità organizzata di tipo mafioso o terroristico o per delitti di associazione a delinquere legati al traffico di sostanze stupefacenti o per delitti commessi avvalendosi delle condizioni o al fine di agevolare l’associazione mafiosa, nonché di detenuti e internati sottoposti al regime previsto dall’articolo 41-bis».

Stabilisce che questi detenuti possano ottenere i domiciliari o il differimento dell’esecuzione della pena per motivi di salute legati all’emergenza da coronavirus; i provvedimenti però dovranno essere valutati dal magistrato di sorveglianza che li ha concessi entro i primi 15 giorni dall’adozione, e poi ogni mese. La valutazione sarà fatta immediatamente, e quindi prima del termine, se il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria potrà disporre di «strutture penitenziarie o di reparti di medicina protetta adeguati alle condizioni di salute del detenuto o dell’internato». Il provvedimento di revoca del beneficio è immediatamente esecutivo. Repubblica la definisce una «stretta» approvata sostanzialmente per riportare in carcere alcune delle persone affidate ai domiciliari.

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Il decreto stabilisce comunque che prima di revocare il beneficio il magistrato debba consultare l’autorità sanitaria regionale sulla situazione sanitaria locale e il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria sulla disponibilità di strutture adeguate dove il detenuto possa continuare a scontare la pena senza rischi per la salute.

Il testo stabilisce anche che dal 19 maggio al 30 giugno 2020 «i colloqui con i congiunti o con altre persone cui hanno diritto i condannati, gli internati e gli imputati, possono essere svolti a distanza», attraverso internet o il telefono. Verrà comunque garantito almeno un colloquio dal vivo al mese, che si tratti di un congiunto o di un’altra persona.