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  • Lunedì 4 maggio 2020

Il governo del Madagascar ha spacciato una bevanda alle erbe come rimedio per il coronavirus

Non c'è alcuna prova che funzioni, anzi: eppure diversi altri paesi si sono detti interessati a importarla

Bottiglie di Tambavy CVO CovidOrganics (Twitter)
Bottiglie di Tambavy CVO CovidOrganics (Twitter)

La scorsa settimana il presidente del Madagascar, Andry Rajoelina, ha annunciato che il suo paese avrebbe iniziato a distribuire gratuitamente a tutta la popolazione una bevanda a base di erbe che a suo dire curerebbe la COVID-19. La bevanda è chiamata Tambavy CVO CovidOrganics e prodotta da un istituto di ricerca del paese, il Madagascar Institute of Applied Research (IMRA). Ovviamente, non esiste alcuna prova scientifica della sua efficacia. La bevanda è realizzata con l’artemisia, una pianta erbacea in cui è presente l’artemisina, principio attivo utilizzato anche in farmaci antimalarici, e con altre piante officinali.

Rajoelina sostiene che nei test condotti finora la bevanda ha comportato netti miglioramenti allo stato di salute dei pazienti affetti da COVID-19, fra cui un pieno recupero in dieci giorni.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha specificato che non c’è nessuna prova che la bevanda possa contrastare il coronavirus, e anche il direttore dell’IMRA, Charles Andrianjara, ha espresso dubbi sulle proprietà curative della bevanda, dicendo che dovrebbe essere usata solo per prevenzione. Anche l’Accademia nazionale di Medicina (Anamem) del Madagascar ha detto che sulla bevanda non ci sono prove scientifiche e che inoltre «rischia di causare danni alla salute della popolazione, in particolare ai bambini».

Nonostante la mancanza di qualsiasi base scientifica, alcuni paesi si sono mostrati interessati alla bevanda prodotta in Madagascar. Tra questi ci sono la Repubblica del Congo, la Guinea Equatoriale, la Guinea Bissau, il Senegal e la Tanzania. Il presidente della Tanzania, John Magufuli, ha già annunciato di aver inviato un aereo in Madagascar per importare la bevanda nel suo paese. In Tanzania finora sono stati rilevati 480 casi di contagio e 16 morti, anche se è probabile che in realtà i contagiati siano molti di più.

Nelle scorse settimane Magufuli è stato molto criticato per la sua risposta alla pandemia da coronavirus: ha incoraggiato il pubblico a continuare a radunarsi nei luoghi di culto, senza imporre nessuna forma di restrizione ai movimenti. Inoltre fino al 22 aprile il governo aggiornava quotidianamente la popolazione sul numero di contagi, ma poi Magufuli ha deciso che il ministero della Salute «diffondeva il panico» con i suoi annunci sulla pandemia, e gli aggiornamenti si sono fatti più rari. Molte persone hanno criticato il governo per questa decisione e c’è anche chi ha ipotizzato che si stia cercando di nascondere i dati reali sulla diffusione dell’epidemia. Negli ultimi giorni, inoltre, il principale partito d’opposizione della Tanzania ha chiesto una sospensione delle attività del Parlamento dopo che tre deputati sono morti in circostanze poco chiare, si pensa legate alla COVID-19.

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