• Mondo
  • Mercoledì 29 aprile 2020

Il Belgio ha troppe patate

La domanda è drasticamente calata per via della pandemia, e i produttori stanno chiedendo ai cittadini di mangiare patatine fritte due volte a settimana

Una friggitoria a Bruxelles durante il lockdown. (AP Photo/Francisco Seco)
Una friggitoria a Bruxelles durante il lockdown. (AP Photo/Francisco Seco)

In Belgio i produttori di patate prevedono che la crisi dovuta al coronavirus farà accumulare fino a 750mila tonnellate di merce invenduta, secondo l’associazione di categoria Belgapom: quanto basta per riempire circa 30mila grossi tir. Il segretario Romain Cools per questo ha invitato i cittadini belgi a consumare patate almeno due volte a settimana, e ha chiesto che siano avviate campagne di sensibilizzazione sul tema.

Il Belgio è uno dei maggiori produttori europei di patate, ed è famoso per le sue patatine fritte. Ma secondo Cools, la domanda di patate surgelate è diminuita del 75 per cento a causa delle restrizioni legate al coronavirus: il calo è dovuto soprattutto alle minori esportazioni, a cui secondo Le Soir è destinato il 90 per cento della produzione di patate surgelate. La cancellazione dei festival e grandi eventi pubblici estivi, così come la chiusura dei ristoranti e delle grandi catene di fast food, sono tra le cause principali della minore richiesta internazionale. Il restante 25 per cento della produzione, che consiste in patate fresche e snack confezionati, sta invece reggendo piuttosto bene, perché dipendente in larga parte dal consumo domestico.

I magazzini refrigerati dei produttori stanno raggiungendo la capienza massima di patate surgelate, ha detto Cools a CNBC, e per questo «stiamo lavorando con i supermercati per vedere se si può lanciare una campagna che invita i belgi a fare qualcosa per il settore, mangiando patatine – specialmente quelle surgelate – due volte a settimana». Cools ha annunciato anche che Belgapom sta donando 25 milioni di patate a settimana per i banchi alimentari che aiutano le persone in difficoltà economiche. In parte, la produzione in eccesso è stata anche destinata al mercato africano e a quello dell’Europa centrale, dove c’è più richiesta. Quello che avanza, è destinato ai mangimi, ai biocombustibili e a essere sprecato.

La crisi sembra comunque destinata a durare a lungo, e l’appello ai belgi rappresenta soltanto una soluzione parziale: «abbiamo anche chiesto ai produttori di non piantare la normale quantità di patate per la prossima stagione» ha spiegato Cools.