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  • Lunedì 27 aprile 2020

La vendita del Newcastle è un caso internazionale

Il fondo sovrano saudita è coinvolto nella vendita del club inglese, ma le accuse di violazioni dei diritti umani e le proteste qatariote stanno facendo discutere

Lo stemma della Premier League sulla maglia del Newcastle United (Paul Harding/Getty Images)
Lo stemma della Premier League sulla maglia del Newcastle United (Paul Harding/Getty Images)

Un consorzio di investitori sostenuto dal fondo sovrano dell’Arabia Saudita sarebbe vicino all’acquisto del Newcastle United, storica squadra di calcio della Premier League inglese, per l’equivalente di circa 270 milioni di euro. Secondo Sky Sports i rappresentanti del consorzio avrebbero già fornito un deposito come garanzia e si sarebbero scambiati i contratti con l’attuale proprietario, l’imprenditore inglese Mike Ashley. Per concludere la vendita del club ora manca soltanto il via libera da parte della Premier League, la quale dovrà sincerarsi che gli acquirenti soddisfino i suoi requisiti economici e giudiziari.

Proprio quest’ultimo punto è alla base di dubbi e discussioni che da giorni occupano buona parte dell’informazione sportiva britannica. L’associazione umanitaria Amnesty International e l’emittente televisiva qatariota beIn Sports hanno infatti sollevato delle questioni sulle recenti condotte di governo e autorità riconducibili al fondo sovrano, e il suo noto disinteresse per i diritti umani e lo stato di diritto.

Amnesty ha evidenziato l’alto tasso di rapimenti, torture e altre violazioni dei diritti umani perpetrato in Arabia Saudita con il benestare dei regnanti, la cui immagine internazionale è ancora fortemente influenzata dall’omicidio del giornalista Jamal Khashoggi, avvenuto il 3 ottobre 2018 nel consolato saudita di Istanbul. Il potente principe ereditario Mohammed bin Salman – a capo del fondo sovrano coinvolto nella vendita del Newcastle – ha negato il suo coinvolgimento nella vicenda ma si è assunto tutte le responsabilità.

(Getty Images)

La denuncia di Amnesty International ha influenzato l’opinione pubblica britannica ma non l’andamento delle trattative, come invece sembra abbiano fatto le proteste di Yousef Al-Obaidly, amministratore delegato di beIn Sport. L’emittente qatariota detiene infatti i diritti di trasmissione esclusivi della Premier League in Medio Oriente e in Nord Africa, e da anni – nell’ambito di una più ampia rivalità geopolitica tra Arabia Saudita e Qatar – accusa il governo saudita di permettere la trasmissione illegale dei suoi contenuti su tutto il territorio nazionale tramite il canale televisivo beoutQ. Considerando l’importanza dei diritti televisivi, le indagini dei dirigenti della Premier League chiamati a valutare l’idoneità del consorzio interessato alla squadra potrebbero concentrarsi soprattutto su questo aspetto.

Intanto a Newcastle e dintorni la folta e orgogliosa tifoseria locale sembra essere a favore del cambio di proprietà. Da anni i sostenitori del club contestano la presidenza di Mike Ashley, proprietario della catena di abbigliamento sportivo Sports Directs e dei magazzini House of Fraser. Dal 2007 la gestione di Ashley ha portato la squadra in una lunga fase di declino con due retrocessioni, l’ultima delle quali nel 2016. Per questi motivi l’arrivo di una nuova ricchissima proprietà è visto come il possibile inizio di un nuovo periodo d’oro per la vecchia squadra di Kevin Keegan, Paul Gascoigne e Alan Shearer.