Perché lo stato d’emergenza fu dichiarato il 31 gennaio

Era il giorno successivo all'individuazione dei primi due casi di coronavirus in Italia, i turisti cinesi ricoverati allo Spallanzani

(ANSA/CLAUDIO PERI)
(ANSA/CLAUDIO PERI)

Martedì pomeriggio diversi giornali hanno scritto che il Consiglio dei Ministri in corso avrebbe discusso di prolungare le estese restrizioni attualmente in vigore per fermare la diffusione del coronavirus fino al 31 luglio, cioè ancora per oltre quattro mesi. La notizia è stata smentita nel giro di poche ore: prima da un dettagliato articolo del Corriere della Sera che spiegava l’equivoco, e più tardi dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che ne ha parlato durante una conferenza stampa. Non è chiaro quale giornale o agenzia di stampa abbia dato per primo la notizia, o quale particolare passaggio sia stato equivocato, ma la data del 31 luglio era presente nelle bozze (e nel decreto finale di cui ha parlato Conte) per un motivo preciso e per niente nuovo.

Il 31 luglio, infatti, è il giorno in cui scadranno i sei mesi di “stato di emergenza” che il governo aveva dichiarato lo scorso 31 gennaio, dopo che erano stati individuati i primi casi di coronavirus in Italia – i due turisti cinesi poi ricoverati per settimane all’ospedale Spallanzani di Roma – e quindi dopo che il timore di un focolaio in Italia divenne improvvisamente concreto. Il 31 gennaio fu anche il giorno in cui Conte nominò commissario per l’emergenza il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli. Un giorno prima, poche ore dopo il ricovero dei due turisti, Conte aveva interrotto i collegamenti aerei con la Cina.

I due turisti cinesi avevano girato l’Italia per una settimana, e almeno nei primi giorni si pensava che avessero potuto contagiare diverse persone con cui erano venuti a contatto. Oggi quella teoria è stata superata: al momento si ipotizza che il coronavirus fosse in circolazione in Italia già da gennaio, anche se non è chiaro come abbia fatto ad arrivare dai primi focolai in Asia.

Il governo italiano reagì piuttosto presto, se si pensa che in altri paesi europei lo stato di emergenza è stato dichiarato dopo diverse decine di casi accertati.

Durante lo stato di emergenza – uno strumento previsto dalla legge italiana per gestire eventi eccezionali e imprevisti – il governo assegna al Consiglio dei ministri e alla Protezione civile diversi poteri fra cui quello di “ordinanza”, che permette di restringere temporaneamente alcune libertà personali dei cittadini per occuparsi in maniera più efficace dell’emergenza. È la base giuridica sulla quale il governo ha emanato i decreti che fra le altre cose prevedono multe e sanzioni per le persone che fanno cose considerate normali in “tempi di pace”, come ad esempio organizzare una festa con decine di persone.

La legge prevede che lo stato di emergenza possa essere proclamato entro «limitati e predefiniti periodi di tempo». Nel caso del coronavirus, già il 31 gennaio il governo aveva stabilito la durata dello stato di emergenza in sei mesi, che quindi scadranno il 31 luglio. Il fatto che sia presente nei successivi decreti del governo «serve soltanto a ribadire quanto è già in atto», scrive il Corriere della Sera. Dopo quella data, se l’emergenza non fosse conclusa, il governo dovrà decidere di prorogare lo stato di emergenza con un nuovo atto ufficiale.