Che cos’è la cassa integrazione?

È uno dei principali ammortizzatori sociali utilizzati in Italia e sarà ampliata per affrontare le conseguenze economiche della pandemia da coronavirus

(ANSA/ FILIPPO VENEZIA)
(ANSA/ FILIPPO VENEZIA)

Tra le principali misure del decreto approvato dal governo per affrontare la crisi economica causata dalla pandemia da coronavirus c’è l’estensione a tutte le imprese e a tutti i lavoratori dipendenti della possibilità di accedere alla cassa integrazione, uno dei principali ammortizzatori sociali in Italia.

La cassa integrazione è in sostanza un sussidio gestito dall’INPS, che in particolari condizioni viene erogato ai lavoratori di cui un’azienda non ha più bisogno, oppure ha un bisogno limitato, per un certo periodo di tempo. Lo scopo della cassa integrazione, quindi, è proteggere i posti di lavoro durante crisi passeggere o particolari situazioni momentanee.

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Questo sussidio può essere parziale, quando i lavoratori subiscono soltanto una riduzione dell’orario di lavoro, oppure totale, se i lavoratori vengono lasciati a casa, e in questo secondo caso si chiama “cassa integrazione a zero ore”. In genere la cassa integrazione garantisce l’80 per cento dello stipendio che spetterebbe normalmente per ora lavorata. A seconda della tipologia di cassa integrazione, il sussidio può essere finanziato dai contributi aggiuntivi versati da lavoratori e aziende oppure dalla fiscalità generale, cioè le imposte che paghiamo tutti.

La cassa integrazione viene in genere richiesta dall’impresa ed è spesso frutto di trattative con i sindacati e con le autorità di governo nazionale, in genere il ministero del Lavoro e quello dello Sviluppo economico. Una volta concessa, la cassa integrazione viene pagata direttamente al lavoratore dalla sua azienda (che riceve poi un conguaglio da parte dell’INPS) oppure, se l’azienda si trova in particolari difficoltà, il pagamento viene fatto direttamente dall’INPS.

Esistono due tipi di cassa integrazione principali: quella ordinaria, prevista per gli eventi fuori dal controllo della singola impresa (come le crisi di settore) e quella straordinaria (utilizzata per specifici motivi aziendali). Questi due tipi di sussidio hanno entrambi regole piuttosto stringenti per essere concessi, sia per quanto riguarda il tipo di imprese che possono riceverli sia per il tempo massimo in cui possono essere concessi. Il limite principale è che i normali strumenti possono essere utilizzati soltanto dalle imprese con più di 5 dipendenti.

Per oltrepassare questi limiti, i vari governi hanno da tempo introdotto vari regimi di cassa integrazione “in deroga”, poiché appunto deroga dalle normali limitazioni che regolano la casa integrazione: è proprio questo tipo di sussidio che è stato incluso nel nuovo decreto.

La cassa integrazione in deroga prevista per affrontare le conseguenze economiche della pandemia sarà destinata ai lavoratori dipendenti di tutte le imprese, comprese quelle sotto i cinque dipendenti e le ditte individuali. Insieme ad altri interventi destinati invece ai lavoratori autonomi, la misura sarà finanziata per adesso con 10 miliardi di euro. Non si conoscono ancora i dettagli della norma, visto che il testo completo del decreto non è ancora stato pubblicato, ma è probabile che la cassa integrazione varrà per il mese di marzo, mentre un secondo decreto potrebbe autorizzare la sua estensione fino ad aprile.