Un gruppo di 64 senatori ha annunciato di aver raggiunto le firme necessarie per chiedere un referendum sul taglio del numero dei parlamentari, la riforma costituzionale approvata dal Parlamento a inizio ottobre. La legge doveva entrare in vigore a gennaio ma la richiesta dei senatori, di fatto, la sospende. Le firme dovrebbero essere consegnate nei prossimi giorni alla corte di Cassazione e se non saranno riscontrati problemi nella richiesta ci sarà il referendum.
La riforma proponeva di ridurre di un terzo i parlamentari di Camera e Senato, passando da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori: era stata votata praticamente da tutti i partiti ma criticata da diversi esperti e giuristi perché, in sintesi, riducendo il numero di parlamentari diminuisce la rappresentanza degli elettori, rende i gruppi parlamentari più piccoli e facilmente controllabili da leader e segretari, e più in generale rischia di allontanare ulteriormente l’elettorato dalla politica.
I senatori hanno potuto avanzare la loro richiesta perché le riforme costituzionali hanno un iter parlamentare speciale: se una riforma non ottiene una maggioranza di due terzi da ciascuna delle due camere nel voto finale si hanno tre mesi di tempo per chiedere che sia sottoposta a referendum; servono le firme di un quinto dei membri di una delle due camere – per i senatori la soglia è di 64 – 500.000 elettori o 5 consigli regionali.
Hanno presentato richiesta per sottoporre la riforma a referendum 41 senatori di Forza Italia – la forza che più rischierebbe di perdere rappresentanza, dato anche il recente calo nei sondaggi – oltre a senatori del Gruppo Misto, del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle.