Il Senato ha approvato la risoluzione del governo sul MES

Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in Senato durante le dichiarazioni di voto, l'11 dicembre 2019 (ANSA/GIUSEPPE LAMI)
Il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in Senato durante le dichiarazioni di voto, l'11 dicembre 2019 (ANSA/GIUSEPPE LAMI)

Mercoledì sera il Senato ha approvato con 164 voti a favore, 122 contrari e 2 astensioni la risoluzione del governo sulla riforma del MES, il Meccanismo Europeo di Stabilità, già approvata alla Camera dei Deputati con 291 voti a favore e 222 contrari, un documento in cui le forze di maggioranza si impegnano ad approvare la riforma in discussione a determinate condizioni. Anche il Movimento 5 Stelle, da giorni molto critico sul tema, ha votato compattamente per la riforma (solo 4 senatori del partito si sono opposti nel voto al Senato). La risoluzione però non è impegnativa e la riforma potrà ancora incontrare problemi quando dopo l’approvazione a livello dovrà essere ratificata dal Parlamento italiano

Il MES è un’organizzazione intergovernativa che ha lo scopo di aiutare i paesi dell’eurozona che dovessero trovarsi in difficoltà, prestando loro del denaro in cambio dell’adozione di riforme economiche. Gli stati membri dell’eurozona hanno versato al MES un capitale pari a 80 miliardi di euro (l’Italia ne ha versati 14). Il MES integra questo denaro raccogliendo prestiti sul mercato che poi, a sua volta, presta ai paesi in difficoltà. Fino ad oggi Grecia, Cipro, Portogallo, Irlanda e Spagna hanno ricevuto l’aiuto del MES.

Dal 2018 è in discussione una sua riforma che gli darebbe più poteri. Nelle ultime settimane prima Matteo Salvini della Lega e poi Luigi Di Maio del Movimento 5 Stelle avevano duramente attaccato la riforma e avevano chiesto una sua modifica o addirittura la sua cancellazione. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte invece è favorevole alla riforma ma ha promesso di chiedere al Parlamento di esprimersi in merito, con i voti alla Camera e al Senato.

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