Le lotterie per scegliere chi sarebbe andato a combattere in Vietnam

Furono introdotte per il reclutamento di nuovi soldati da inviare al fronte e per come furono strutturate cambiarono la storia della scienza

Lotteria per il Vietnam, Washington, 2 febbraio 1972 (AP Photo, File)
Lotteria per il Vietnam, Washington, 2 febbraio 1972 (AP Photo, File)

Negli Stati Uniti, durante la guerra del Vietnam, vennero organizzate delle lotterie per il reclutamento di nuovi soldati: servirono per introdurre un sistema imparziale per scegliere gli uomini da inviare al fronte, ma furono anche un momento di svolta nella storia della scienza. Da quando furono riformate per risolvere alcuni problemi iniziali diventarono un vero e proprio esperimento, che cambiò per sempre la vita di molte persone e che portò a molte altre scoperte.

La guerra del Vietnam durò dal 1960 al 1975 con il progressivo coinvolgimento degli Stati Uniti soprattutto a partire dal 1962, durante l’amministrazione democratica di John Fitzgerald Kennedy e poi, dal 1963, con il suo successore Lyndon Johnson. Il 31 marzo del 1968 Johnson, in un famoso discorso alla nazione, annunciò la decisione di non ricandidarsi alla presidenza e di cominciare a ridurre l’intensità della guerra. Nei mesi successivi ebbero inizio a Parigi i colloqui di pace. Poi arrivò Richard Nixon che decise di estendere il conflitto anche in Laos e Cambogia.

In quel contesto, il ricorso ai soldati di leva andò inevitabilmente crescendo, così come l’opposizione alla guerra, le proteste e la scelta di sottrarsi alla leva: c’era chi bruciava la propria “draft card”, la lettera che chiamava al servizio militare; chi scappava in Canada; chi tentò di arruolarsi nella Guardia Nazionale, consapevole che era improbabile che la Guardia Nazionale mandasse i suoi soldati in Vietnam, e chi scelse di andare in carcere piuttosto che entrare nell’esercito. Nonostante questa resistenza, se nel 1965 soltanto il 20 per cento delle truppe di terra degli Stati Uniti era composto da soldati di leva, la percentuale cominciò poi ad aumentare, così come aumentò il numero di soldati che era necessario inviare al fronte.

Si decise dunque di rivoluzionare il criterio di selezione dei contingenti di leva mediante l’introduzione di una lotteria nazionale che prevedeva la convocazione dei coscritti in base all’estrazione della loro data di nascita. Almeno in teoria, il metodo doveva assicurare una maggiore imparzialità rispetto a un sistema che costringeva in modo sproporzionato alcune persone a entrare in servizio. Con il sorteggio non sarebbe dovuta più esistere alcuna correlazione tra la leva e le caratteristiche personali degli individui, come classe sociale, razza, e altro ancora. Almeno in teoria.

La prima lotteria di leva si tenne il primo dicembre del 1969: in un vaso vennero inserite 366 capsule di plastica contenenti dei foglietti con i numeri da 1 a 366 (una capsula per ogni giorno dell’anno, compreso il 29 febbraio). I numeri vennero mescolati e estratti a sorte e il tutto venne mostrato in televisione. Il primo numero pescato fu il 258 che corrispondeva al 14 settembre, il secondo numero corrispondeva al 24 aprile e così via: chi era idoneo ed era nato nei primi 195 giorni estratti degli anni compresi tra il 1944 e il 1950 venne chiamato a servire gli Stati Uniti in guerra.

Sempre il primo dicembre del 1969 si tenne una seconda lotteria, identica alla prima, ma con le 26 lettere dell’alfabeto scritte sui foglietti. La prima lettera estratta fu la “J”, a cui venne assegnato il numero 1, la seconda lettera fu la “G”, la terza fu la “D”: a tutte le 26 lettere dell’alfabeto furono assegnati dei numeri. Tra gli uomini con la stessa data di nascita, l’ordine di chiamata venne determinato in base alle prime lettere del loro cognome, primo e secondo nome. Chiunque avesse le iniziali “JJJ” sarebbe stato il primo ad essere chiamato nella lista della data di nascita estratta, seguito da “JGJ”, “JDJ” e così via.

Molti cominciarono però a lamentarsi che la lotteria non era veramente casuale, a causa della scarsa ricorrenza dei numeri più alti, e che la metodologia di estrazione svantaggiava i ragazzi nati verso la fine dell’anno. La questione venne trattata anche in un articolo del New York Times del 4 gennaio 1970 intitolato: «Gli statistici denunciano che la lotteria di leva non è casuale». Un’analisi successiva della procedura mostrò in effetti che le capsule per la prima estrazione erano state inserite nel barattolo mese per mese, da gennaio a dicembre, e che il loro rimescolamento era stato insufficiente per superare questo sequenziamento.

Le lotterie successive furono quindi ripensate: la procedura di assegnazione di una data a un numero seguì un procedimento più complesso e le capsule vennero mescolate per un tempo maggiore. Gli errori e i problemi iniziali ebbero comunque conseguenze sociali ed economiche pesanti perché le critiche alla loro parzialità portarono a una sempre maggiore resistenza al servizio militare e rafforzarono il movimento pacifista. Le lotterie vennero sospese nel 1973, quando fu abolito il servizio di leva obbligatorio.

Lotteria per il Vietnam, Washington, 2 febbraio 1972 (AP Photo, File)

L’Atlantic ha raccontato in un lungo articolo come le lotterie per il Vietnam abbiano funzionato come un esperimento randomizzato e come ora, a 50 anni di distanza, siano diventate la Drosophila delle scienze sociali: l’organismo modello – come lo è il moscerino della frutta per la ricerca nel campo biologico – attraverso il quale è possibile capire come e quali implicazioni abbia un intervento di questa portata sugli individui che lo hanno vissuto. Le lotterie per il Vietnam fornirono un’enorme quantità di dati, che diventarono centrali per lo sviluppo di decine di ricerche successive.

La prima indagine per trattare le lotterie per il Vietnam come un esperimento ha avuto a che fare con i problemi di riadattamento che i veterani dovevano affrontare con il ritorno alla vita civile dopo anni di guerra e che, nei casi di traumi più gravi, potevano portare alla morte. Quanto era comune e diffuso questo esito?

Undici anni dopo la fine della guerra, Norman Hearst, Thomas B. Newman e Stephen B. Hulley usarono le lotterie per progettare uno studio e rispondere a questa domanda. Non potevano semplicemente esaminare la correlazione tra servizio in Vietnam e mortalità, perché il servizio militare poteva essere correlato ad altri fattori, come la volontà personale di esposizione al rischio. Era dunque necessario uno studio randomizzato, che prevedesse un’assegnazione casuale al servizio militare. Dopo il confronto tra le date di nascita di uomini morti in California e in Pennsylvania dal 1974 al 1983 estratte o non estratte per l’arruolamento in Vietnam, la conclusione fu che tra i certificati di morte prevalevano le date di nascita che erano state sorteggiate durante le lotterie: una data di nascita estratta aveva portato a aumento della mortalità di circa il 4 per cento, a un aumento nel tasso di suicidi del 13 per cento e a un aumento nel tasso di morte per incidenti automobilistici dell’8 per cento.

Da lì in poi, scrive l’Atlantic, «le scienze sociali non sarebbero mai più state le stesse, non solo a causa dei risultati (…), ma a causa del metodo impiegato». Considerando le lotterie come degli esperimenti «le scienze sociali hanno capito che studiarle poteva rispondere a molte altre domande impegnative».

La lotteria è stata ad esempio usata per capire come le esperienze di vita possano interagire con il corredo genetico degli individui. Secondo una ricerca, essere sorteggiati spingeva a cominciare a fumare uomini già geneticamente predisposti a farlo. In uno studio scientifico non è possibile far cominciare casualmente a fumare qualcuno: ogni lotteria per il Vietnam, invece, in pratica lo aveva fatto, per via del maggiore accesso alle sigarette che garantiva ai sorteggiati. Nel 1990, l’economista Joshua Angrist è diventato il primo a utilizzare la lotteria come esperimento per uno studio diventato poi un classico e che portò a scoprire come l’uscita dal mercato del lavoro influenzasse i guadagni.

Angrist scoprì cioè che a causa dell’arruolamento gli uomini bianchi avevano perso circa il 15 per cento dei loro guadagni negli anni Ottanta, gli uomini neri invece no. Il risultato non mostrava però un miglior risultato per i veterani neri, ma al contrario dimostrava la parzialità del mercato del lavoro: se già erano state subite delle discriminazioni che avevano limitato le opportunità di lavoro, perdere due anni non faceva la differenza. La natura casuale delle lotterie permise di escludere dallo studio malattie, problemi personali e altri fenomeni correlati sia con l’abbandono del mercato del lavoro che con i guadagni più bassi.

Nel 2018, un team di ricercatori ha studiato l’effetto della leva sulla decisione delle generazioni successive di arruolarsi nell’esercito. Tempo prima, altri scienziati avevano notato alte correlazioni tra le scelte professionali dei genitori e quelle dei loro figli. Tali correlazioni potevano derivare da vari fattori. Le scelte professionali dei genitori avrebbero potuto funzionare come un semplice esempio per i figli, oppure la connessione avrebbe potuto essere legata all’eredità genetica di particolari abilità o attributi. Studiare le conseguenze a lungo termine delle lotterie ha permesso ai ricercatori di risolvere la questione. I risultati hanno indicato che i figli dei coscritti avevano maggiori probabilità di arruolarsi nell’esercito: se i bambini si ritrovavano a fare la stessa cosa assegnata casualmente ai loro genitori, la conclusione era che le caratteristiche biologiche dei genitori non c’entravano.

Nel suo articolo, l’Atlantic cita anche molte altre ricerche recenti condotte utilizzando le lotterie degli anni Settanta, spiegando che farvi ancora oggi riferimento non è una cosa strana, nonostante siano a disposizione esperimenti randomizzati che coinvolgono un numero ben maggiore di persone. «Tuttavia, lo fanno in modo banale, principalmente per influenzare decisioni minori». Le lotterie dell’era del Vietnam, invece, alterarono radicalmente la vita delle persone, delle loro famiglie e dei loro amici. E avevano anche un’altra caratteristica: le persone coinvolte non sapevano che sarebbero poi state utilizzate all’interno di un esperimento, e quindi la cosa non ha avuto alcuna influenza sull’esperimento stesso.

Nel loro cinquantesimo anniversario, conclude l’Atlantic, «le lotterie per il Vietnam meritano il riconoscimento di un esperimento senza precedenti e, cosa più importante, le persone che ne furono coinvolte meritano di capire il loro ruolo in quell’esperimento». Di solito, chi partecipa a uno studio viene avvisato dell’esperimento in cui si trova: «Dovremmo fermarci e considerare, per un momento, la vasta conoscenza acquisita dai sacrifici e dalle difficoltà di coloro che hanno vissuto le lotterie: un esperimento assolutamente singolare e accidentale».