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  • Martedì 19 novembre 2019

Al Politecnico di Hong Kong non è finita

Dopo tre giorni di violenti scontri e arresti ci sono ancora quasi 200 persone barricate nell'università circondata dalla polizia

Uno degli occupanti del Politecnico prova a lasciare gli edifici dell'università passando da un condotto fognario (Photo by Laurel Chor/Getty Images)
Uno degli occupanti del Politecnico prova a lasciare gli edifici dell'università passando da un condotto fognario (Photo by Laurel Chor/Getty Images)

Tra le 100 e le 200 persone sono ancora barricate dentro al Politecnico di Hong Kong, circondate dalla polizia, dopo tre giorni di violenti scontri e arresti. Tra loro ci sono maggiorenni e minorenni in condizioni sempre più precarie, come hanno raccontato quelli di loro che hanno invece lasciato l’occupazione scappando o arrendendosi alla polizia. Nel Politecnico mancano cibo e medicine e molti occupanti sono feriti o stremati da giorni di occupazione: in tanti temono però che se saranno arrestati potrebbero essere accusati di “sommossa”, un reato che a Hong Kong può portare a condanne fino a 10 anni di carcere.

L’occupazione del Politecnico era iniziata l’11 novembre, parte di una serie coordinata di occupazioni di scuole e università di Hong Kong da parte dei manifestanti pro democrazia. Negli ultimi giorni della settimana scorsa l’occupazione si è fatta violenta: sono iniziati gli scontri con la polizia che voleva sgomberare gli edifici della scuola ed è iniziata una sorta di battaglia durata fino a lunedì sera. Gli occupanti hanno respinto gli attacchi della polizia con lanci di sassi, mattoni, bombe incendiarie e frecce. Alcuni di loro erano rudimentalmente armati, altri hanno improvvisato grosse fionde per lanciare bombe incendiarie contro la polizia dai tetti dell’università. La polizia ha reagito con cariche, gas lacrimogeni e proiettili di gomma, arrestando decine di persone. Molte altre sono state ferite negli scontri.

Un gruppo di occupanti minorenni a cui la polizia ha permesso di lasciare il Politecnico senza essere arrestati (Laurel Chor/Getty Images)

Gli scontri sono andati avanti per tutto il fine settimana, raggiungendo il culmine della loro intensità tra domenica notte e lunedì mattina, quando tra le 500 e le 800 persone erano ancora barricate nel campus e quando la polizia ha deciso di assediarlo, senza permettere più a nessuno di lasciare liberamente la zona.

Occupanti ricevono cure mediche nel Politecnico di Hong Kong (Laurel Chor/Getty Images)

Da allora, diverse centinaia di persone hanno abbandonato l’occupazione, arrendendosi alla polizia. In tutto, ha detto la governatrice di Hong Kong Carrie Lam, circa 600 persone si sono arrese: gli adulti sono stati arrestati quasi tutti, ai minorenni è stato permesso tornare a casa dopo essere stati identificati (e potrebbero essere arrestati successivamente). Qualche decina di manifestanti è riuscita a scappare, qualcuno di loro in modo rocambolesco, calandosi con delle funi su una strada non presidiata dalla polizia vicino al Politecnico e facendosi portare via da altre persone arrivate con moto e motorini.

È improbabile che le persone che si trovano ancora nel Politecnico possano restarci a lungo, senza cibo, e non è chiaro cosa farà la polizia nelle prossime ore. Il primo ultimatum che era stato dato agli occupanti è scaduto domenica notte, ma l’occupazione è continuata. Ora sembra che le autorità di Hong Kong stiano cercando di mediare la resa degli occupanti per evitare uno sgombero violento della polizia, che potrebbe portare ad altri scontri e altri feriti.