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  • Martedì 12 novembre 2019

Cosa sta succedendo tra Israele e Striscia di Gaza

Dopo l'uccisione di un importante comandante di un gruppo radicale palestinese, dalla Striscia sono partiti molti razzi verso Israele: e la situazione potrebbe peggiorare

Un missile lanciato dal sistema di difesa missilistico israeliano Iron Dome (Jack GUEZ / AFP)
Un missile lanciato dal sistema di difesa missilistico israeliano Iron Dome (Jack GUEZ / AFP)

Martedì è iniziata una nuova crisi tra Israele e gruppi radicali palestinesi che operano nella Striscia di Gaza. Dopo due attacchi mirati israeliani contro obiettivi del Jihad Islamico Palestinese, per alcune ore è proseguito il lancio di razzi dalla Striscia contro diverse città israeliane. La situazione sembra si sia complicata ed è difficile dire se peggiorerà nelle prossime ore o nei prossimi giorni: secondo Haaretz, molto dipenderà da Hamas, il gruppo palestinese che governa la Striscia.

La ultima crisi è iniziata con i bombardamenti mirati compiuti da Israele contro due importanti membri del Jihad Islamico. Nel primo attacco, compiuto nella notte tra lunedì e martedì nella Striscia, è stato ucciso Baha Abu al Ata, uno dei comandanti del gruppo il cui nome era stato citato molto negli ultimi mesi dai giornali israeliani. Abu al Ata era stato individuato dal governo israeliano come il principale responsabile del lancio di razzi dello scorso maggio dalla Striscia contro Israele: il governo israeliano aveva già approvato un’operazione contro di lui prima delle elezioni di metà settembre, ma poi l’aveva rimandata per qualche dubbio dei militari e per evitare di iniziare una crisi appena prima del voto. L’operazione è stata poi approvata di nuovo a novembre, questa volta con il pieno appoggio dei militari e del primo ministro conservatore Benjamin Netanyahu.

Quasi in simultanea, Israele ha compiuto un secondo attacco contro un altro importante membro del Jihad Islamico, Akram al Ajouri. Questo secondo bombardamento è stato fatto a Damasco, la capitale siriana: i media siriani hanno detto che sono stati uccisi alcuni membri della famiglia di Ajouri, ma non è chiaro se anche lui sia morto oppure no.

In risposta agli attacchi, il Jihad Islamico ha iniziato a lanciare decine di razzi contro diverse città israeliane, colpendo il particolare i centri al confine con la Striscia e la regione centrale di Gush Dan. In uno degli attacchi, un razzo ha colpito un’autostrada vicino a Gan Yavne, a nord della Striscia di Gaza: il momento dell’impatto al suolo è stato ripreso da una telecamera a circuito chiuso e da due telecamere installate a bordo di un autobus che si trovava nella carreggiata opposta a quella colpita. I video dell’accaduto, piuttosto impressionanti, sono circolati molto su Internet.

In diversi temono che la situazione tra Israele e Striscia di Gaza possa aggravarsi e precipitare. Nel 2012 un attacco mirato israeliano simile a quello contro Abu al Ata provocò l’inizio della guerra tra Israele e Hamas, che incluse anche un’operazione militare israeliana di terra nella Striscia. Ci sono però alcune differenze rispetto ad allora, soprattutto perché oggi Israele sembra non voler arrivare allo scontro. Secondo diversi commentatori, il messaggio che sta cercando di far passare Israele è che quello di questa notte sia stato un attacco mirato e niente di più, finalizzato a uccidere un comandante ritenuto imprevedibile; in altre parole, Israele non sembra voler iniziare campagne di assassinii mirati di leader palestinesi.

Quello che succederà, ha scritto Haaretz, dipenderà comunque da Hamas, il gruppo più forte della Striscia.

Da una parte Hamas potrebbe considerare l’uccisione di Abu al Ata non del tutto negativa. Il comandante del Jihad Islamico, considerato da molti poco controllabile, aveva ostacolato più volte gli sforzi di Hamas di non provocare nuovi conflitti, in modo da poter continuare a negoziare concessioni da Israele attraverso la mediazione di Egitto e Qatar. Dall’altra parte, non reagendo con decisione all’attacco di Israele, Hamas rischia di essere considerato troppo “morbido”, una cosa che gli farebbe perdere consensi a vantaggio di altri gruppi.