Giovanni Vincenti ha confessato di avere fatto esplodere la sua cascina a Quargnento

Per prendere i soldi dell'assicurazione: ha sostenuto però di non avere voluto uccidere i tre vigili del fuoco morti nell'esplosione

Quargnento, 5 novembre 2019 (ANSA/DINO FERRETTI)
Quargnento, 5 novembre 2019 (ANSA/DINO FERRETTI)

Il Comando provinciale dei carabinieri di Alessandria ha confermato il fermo di Giovanni Vincenti per l’esplosione della cascina disabitata a Quargnento, in provincia di Alessandria, che nella notte fra lunedì e martedì aveva provocato la morte di tre vigili del fuoco. Vincenti, il proprietario della cascina, ha confessato di essere stato il responsabile dell’esplosione; è indagata anche la moglie, Antonella Patrucco.

I vigili del fuoco erano arrivati nel luogo della cascina verso l’1 di lunedì, per fare un sopralluogo a seguito di un’esplosione avvenuta un’ora prima. All’1.30 c’era stata una seconda esplosione che aveva fatto crollare l’edificio principale, le cui macerie avevano sotterrato i tre vigili del fuoco.

In una conferenza stampa tenuta sabato mattina ad Alessandria, i carabinieri hanno detto che Vincenti è stato fermato con le accuse di attentato e frode all’assicurazione. Vincenti ha detto che voleva solo danneggiare la cascina, e non uccidere i vigili del fuoco. Repubblica scrive però che gli investigatori gli contestano non solo il disastro doloso, ma anche l’omicidio plurimo volontario: Vincenti infatti non aveva avvertito i soccorritori arrivati dopo la prima debole esplosione che nell’edificio principale c’erano altre cinque bombole programmate per scoppiare all’una e trenta.

Gli investigatori sono arrivati a sospettare di Vincenti perché avevano scoperto che lo scorso agosto l’uomo aveva riattivato l’assicurazione sulla casa, che non pagava da anni, aumentando il massimale a un milione e mezzo di euro, inserendo il pagamento dei danni per “fatto doloso altrui”. Il piano di Vincenti era quello di simulare una vendetta di persone che potevano avercela con lui, come lui stesso aveva suggerito agli investigatori nei primi interrogatori.