Il governo di Hong Kong ha formalmente ritirato l’emendamento sull’estradizione che aveva fatto iniziare le proteste degli ultimi mesi

(Anthony Kwan/Getty Images)
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Il governo di Hong Kong ha formalmente ritirato l’emendamento sull’estradizione verso la Cina che aveva fatto iniziare le proteste degli ultimi mesi. L’emendamento era stato proposto per permettere l’estradizione verso Taiwan di un 19enne di Hong Kong accusato di avere ucciso la propria fidanzata 20enne durante una vacanza a Taiwan. Se fosse stato approvato avrebbe permesso l’estradizione verso la Cina continentale, Taiwan e Macao per alcuni reati gravi, ma secondo gli oppositori l’emendamento avrebbe anche esposto Hong Kong al problematico e illiberale sistema giudiziario cinese, riducendo l’autonomia della regione. Le proteste contro l’emendamento erano cominciate lo scorso giugno, provocando inizialmente un rinvio della sua discussione in parlamento; la governatrice di Hong Kong Carrie Lam a luglio aveva detto che l’emendamento era “morto”, ma il suo ritiro effettivo è stato chiesto formalmente solo oggi.

Le proteste iniziate a giugno si sono intanto allargate e ora sono genericamente indirizzate al governo di Hong Kong e alla Cina, che da tempo sta cercando di accrescere il suo controllo sulla regione.