La Cassazione ha escluso l’associazione mafiosa nel processo “Mafia capitale”

Si terrà quindi un nuovo processo d'appello, ma solo per rideterminare le pene di alcuni imputati

L'avvocato Giosuè Bruno Naso con i giornalisti (Cecilia Fabiano- LaPresse)
L'avvocato Giosuè Bruno Naso con i giornalisti (Cecilia Fabiano- LaPresse)

La VI sezione penale della Corte di Cassazione ha escluso il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso che era stato riconosciuto a Massimo Carminati e Salvatore Buzzi nel processo di appello per “Mafia capitale”. La Corte ha riqualificato l’associazione mafiosa in associazione per delinquere semplice e ha fatto cadere molte delle accuse che erano state contestate a Buzzi e a Carminati: si terrà quindi un nuovo processo d’appello, ma solo per rideterminare le pene di alcuni imputati.

L’inchiesta giudiziaria conosciuta come “Mondo di mezzo” o “Mafia Capitale” era cominciata nel dicembre del 2014 e aveva portato all’arresto di decine di persone per una presunta associazione mafiosa composta principalmente – ma non solo – da esponenti politici e dalla criminalità organizzata romana, che controllavano appalti e finanziamenti pubblici con metodi mafiosi. L’inchiesta fu chiamata da subito dai magistrati responsabili “Mafia capitale”, con l’evidente obiettivo di sostenere la tesi che tra le accuse potessero essere sostenute anche quelle legate alle associazioni criminali di tipo mafioso. Il processo di primo grado, tuttavia, si era concluso nel luglio 2017 senza che per i molti condannati fosse riconosciuta l’aggravante dell’associazione per delinquere di stampo mafioso.

La procura di Roma aveva fatto appello contro la parte di sentenza che riguardava il mancato riconoscimento dell’aggravante mafiosa, e nel marzo 2018 era iniziato il processo di appello. La terza sezione della Corte d’Appello di Roma aveva poi riconosciuto il reato associazione per delinquere di stampo mafioso per alcuni degli imputati.