Se compri un’auto elettrica, dove la ricarichi?

Dove sono le colonnine di ricarica? Come si usano? E quanto costano? Una guida per quelli che ne sanno ancora poco

(ANSA/ FELICE DE MARTINO)
(ANSA/ FELICE DE MARTINO)

Nel 2018 in Italia sono state immatricolate 9.579 automobili elettriche (di cui 5.010 elettriche pure e 4.569 ibride), secondo lo Smart Mobility Report 2019 pubblicato dalla School of Management (E&S Group) del Politecnico di Milano. È un numero ancora piccolo (lo 0,5 per cento di tutte le auto vendute in Italia) ma costantemente in crescita negli ultimi anni. Nei primi 7 mesi del 2019 le vendite sono ulteriormente cresciute, arrivando a quasi 6mila auto nuove immatricolate, mille in più rispetto allo stesso periodo del 2018. Questa crescita è dovuta anche agli incentivi governativi per chi ha acquistato un’auto elettrica o ibrida (il cosiddetto “ecobonus”), con risparmi fino a 6mila euro (con annessa rottamazione di un veicolo vecchio).

Chi acquista un’auto elettrica solitamente lo fa perché conosce bene come funzionano questi veicoli o dopo essersi informato a fondo sui vari pro e contro rispetto a quelli normali alimentati a carburante. Per i meno esperti, però, può risultare piuttosto complicato capire come utilizzare un’auto elettrica nella vita di tutti i giorni, soprattutto per quanto riguarda l’alimentazione. Come si ricarica? Dove? E quanto costa? Questa guida minima è pensata proprio per le persone che si avvicinano per la prima volta al mondo delle auto elettriche.

Le basi
Ricaricare un’auto elettrica non è poi così diverso da ricaricare uno smartphone o un qualsiasi altro elettrodomestico dotato di batteria. La grande differenza, come si può facilmente immaginare, sta nelle dimensioni della batteria e nell’energia necessaria per ricaricarla completamente. Tutte le auto elettriche in commercio possono essere ricaricate anche nella propria abitazione, ma la potenza limitata dei contratti domestici implica che si debbano attendere alcune ore prima che la batteria della propria auto si sia completamente ricaricata. L’alternativa è ricaricare l’auto presso le cosiddette colonnine di ricarica che si trovano sempre più spesso in strada. Nelle colonnine la durata della ricarica è solitamente più veloce di quella domestica, ma non c’è un tempo standard: può variare da alcuni minuti a diverse ore a seconda ovviamente della capacità della batteria, dello stato di carica e soprattutto delle caratteristiche delle singole stazioni.

Come funziona la ricarica a casa

Partendo dal presupposto che la potenza dei contatori domestici nei contratti più comuni non supera i 3,3 kW (kilowatt), i mezzi elettrici che possono essere ricaricati semplicemente utilizzando la presa elettrica della propria abitazione (solitamente posizionata nel box auto), possono essere divisi in due grandi gruppi. Per quanto riguarda gli scooter elettrici e altri mezzi di locomozione leggeri – la cui potenza di ricarica non supera i 2 kW – si può utilizzare una semplice presa domestica o una presa industriale.

È possibile ricaricare anche le auto elettriche a casa, ma le loro batterie più capienti hanno bisogno di più tempo per essere ricaricate. In genere le auto hanno un limitatore di corrente (a 10 ampere), utilizzando circa i 2/3 della potenza disponibile: è pensato per ricaricare l’auto di notte, quando l’energia elettrica nell’abitazione è meno utilizzata. Non è necessario dotarsi di una presa di tipo industriale – anche se viene consigliato ed è comunque un’operazione semplice – mentre è il caso di valutare se modificare il contratto con il proprio fornitore per avere una potenza superiore: non è possibile aumentare la tensione di rete (nelle case è di 240 volt e funziona in corrente alternata, a differenza delle colonnine: ora ci arriviamo) ma con un contratto a potenza maggiore le auto sono in grado di assorbire maggiore corrente e ricaricarsi in meno tempo.

Nel caso in cui si decida di aumentare la potenza della propria rete domestica, è consigliabile l’acquisto di una wall box, un dispositivo che viene installato dove si trova la presa, che serve a ricaricare l’auto in sicurezza e a modulare il carico di energia destinato ai vari elettrodomestici della casa. Ricaricare la propria auto a casa in questo modo non è velocissimo, ma comunque permette di avere la batteria al massimo in qualche ora.

Come funzionano le colonnine di ricarica

Il metodo più veloce per ricaricare la propria auto, invece, è utilizzando le colonnine che si trovano nelle stazioni di ricarica delle varie città. Secondo lo Smart Mobility Report, a settembre 2019 in Italia erano presenti 8.200 punti di ricarica pubblici e privati, di cui il 20 per cento circa di tipo “fast charge”, cioè a ricarica veloce. È una quantità ancora piuttosto limitata, soprattutto se confrontata con un mercato in crescita. Le colonnine di ricarica sono gestite da diversi operatori, ma quello che ha il maggior numero di stazioni in Italia è Enel. Non c’è una lista completa di tutte le colonnine presenti in Italia, quindi bisogna controllare sui siti e sulle app dei singoli operatori oppure su siti gestiti da privati, che vengono aggiornati regolarmente con le nuove colonnine (come questo, ad esempio).

La ricarica attraverso le colonnine pubbliche può avvenire in due modi: ci sono le colonnine che erogano elettricità in corrente alternata (quindi come la ricarica domestica) fino a un massimo di 22 kW, e quelle che possono erogare elettricità in corrente continua, fino a 150 kW di potenza, ricaricando l’auto in pochi minuti. Il primo modo permette di ricaricare l’auto in poche ore, generalmente meno rispetto a una ricarica domestica. La durata esatta può variare molto a seconda del modello di auto e della potenza della colonnina, e del tipo di caricatore interno dell’auto.

Molte auto, infatti, hanno caricatori che non sono in grado di assorbire la corrente massima erogata da una colonnina, e quindi si ricaricano lentamente anche quando si utilizzano colonnine a elevata potenza. Questo vuol dire che una colonnina da 22 kW di potenza massima non ricaricherà ogni auto alla stessa velocità: un’auto con un sistema in grado di sfruttare a pieno i 22 kW si ricaricherà completamente in 1-2 ore, una limitata a 11 kW in 2-3 ore, e così via. Il cavo da utilizzare è venduto in dotazione con il veicolo e si collega alle colonnine di ricarica con un connettore standard europeo di Tipo 2 (gli altri connettori più diffusi sono il Tipo 1, soprattutto in Nord America e Giappone, e il Tipo 3A, utilizzato solitamente dagli scooter elettrici).

Per quanto riguarda il secondo modo, con corrente continua, va specificato che non tutte le auto possono essere ricaricate così: devono essere infatti dotate dello standard “CHAdeMo” o “CCS”. La ricarica in corrente continua avviene invece in tempi molto più brevi, anche in pochi minuti: le colonnine con connettori CHAdeMO ricaricano con potenza che va da 50 a 150 kW, mentre quelli CCS vanno da 43 a 200 kW. In questo caso i cavi non sono in dotazione con le auto, ma si trovano direttamente sulle colonnine. Le auto che hanno un connettore per la ricarica in corrente continua dispongono anche di un connettore di Tipo 2 per la ricarica in corrente alternata.

Quanto costa ricaricare un’auto elettrica

Anche qui non c’è una risposta sola, ma bisogna considerare la capacità della batteria della propria auto e il tipo di servizio di cui si usufruisce. Anche il metodo di pagamento differisce da colonnina a colonnina: ci sono operatori che prevedono un pagamento al consumo, come accade nei distributori di carburante, o più spesso forme di abbonamento in cui per un costo fisso mensile (di solito tra i 20 e i 30 euro) si ha diritto a un numero illimitato di ricariche. Generalmente ricaricare l’auto utilizzando la propria rete domestica è più conveniente (si calcola in media un costo di 20 centesimi di euro per kilowattora) mentre nelle stazioni di ricarica, dove questa avviene più velocemente, si va dai 45 ai 50 centesimi per kilowattora. Ci sono anche colonnine di ricarica gratuite, offerte di solito da centri commerciali e altri punti vendita nei parcheggi. A fronte del vantaggio economico, va detto che la ricarica qui spesso avviene con una potenza equiparabile a quella domestica, e in alcuni casi c’è un limite di tempo per la sosta. Considerando che le principali auto elettriche in commercio hanno batterie fino a 40 kWh, un pieno può costare fino a una ventina di euro per 300 km circa di autonomia.

Nelle colonnine che ricaricano in pochi minuti con corrente continua il costo può salire invece fino a 55 centesimi per kilowattora. Per un’auto elettrica di dimensioni e prestazioni medie una ricarica completa della batteria costa in media tra i 4 e i 6 euro, mentre per auto più performanti come quelle prodotte da Tesla che hanno batterie molto più capienti, una ricarica completa può superare i 20 euro. La Tesla Model S con la batteria da 60 kWh, per esempio, ha un’autonomia di circa 390 km e in Italia si pagano circa 24 euro per ricaricarla, scrive InfodataTesla dispone anche di una propria rete privata di colonnine di ricarica veloce a corrente continua, chiamate Supercharger, che possono fornire più di 100 km di autonomia nel giro di 5 minuti al costo di 30 centesimi per kilowattora: qui trovate l’elenco di tutti i distributori presenti in Italia.