L’uomo col megafono

Opportunità e limiti dell'azione politica di Carlo Calenda, secondo Christian Rocca su Linkiesta

(ANSA /RICCARDO ANTIMIANI)
(ANSA /RICCARDO ANTIMIANI)

Christian Rocca, da poco nuovo direttore editoriale del giornale online Linkiesta, ha pubblicato sabato un editoriale che sintetizza con efficacia opportunità e limiti della comunicazione politica di Carlo Calenda, e forse di Calenda stesso.

Non si può dire che Carlo Calenda non si impegni a mettere insieme tutti quelli che si battono contro gli inadeguati e i pericolosi. Anche troppo, probabilmente. È entrato e poi è uscito dal Partito democratico, ha raccolto l’invito di un editoriale della Stampa per invitare a cena Matteo Renzi e Paolo Gentiloni e progettare una strategia comune contro il nazional-populismo, ha fondato Noi europei e poi l’ha portato dentro il Pd, per poi riportarlo fuori, dopo aver fatto una bella iniziativa in campagna elettorale con Renzi a Milano.

Ieri ha promosso un incontro a Napoli, dal titolo speranzoso Un’alternativa c’è, insieme con +Europa di Benedetto della Vedova e Emma Bonino e Diversamente di Matteo Richetti, cui si è aggiunto in extremis Stefano Parisi con il suo Energie per l’Italia. Su Twitter, ha taggato all’evento anche i giovani europeisti di Volt, anche loro presenti a Napoli, che aveva già provato a coinvolgere prima delle Europee. Contemporaneamente, commentando un tweet di Pierluigi Battista, ha chiesto a Zingaretti, a Renzi, a Parisi, a Bonino, ma anche a Mara Carfagna, con cui a giugno aveva litigato sui social, di mobilitarsi tutti insieme per una manifestazione, domani, a favore dei curdi bombardati dai turchi. Una specie di cena a casa Calenda, anche questa organizzata all’ultimo minuto, ma stavolta per una causa umanitaria e geopolitica.

È andata quasi bene, in questo caso, perché i convitati scenderanno in piazza del Pantheon martedì «a fianco del popolo curdo», chiedendo non si sa bene a chi di fermare la guerra. Calenda però ha trovato il modo di litigare con Zingaretti, sempre su Twitter, subito dopo l‘adesione del Pd alla manifestazione da lui ideata, quando ha ascoltato il segretario democratico dire in tv che Virginia Raggi non si deve dimettere da sindaco di Roma. Difficile biasimare Calenda, in questo caso. Ma siamo punto e daccapo.

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