Gli animaletti più belli e colorati di cui non conoscevate l’esistenza

Sono i nudibranchi, molluschi marini senza guscio di cui esistono moltissime specie, e con armi piuttosto temibili: alcune somigliano a conigli, altre a Pokémon

Un nudibranco della specie Goniobranchus coi a Busuanga, nelle Filippine (J.W. Alker/picture-alliance/dpa/AP Images)
Un nudibranco della specie Goniobranchus coi a Busuanga, nelle Filippine (J.W. Alker/picture-alliance/dpa/AP Images)

Certi animali sui social network hanno molto successo: non solo gatti e cani che fanno cose buffe, e i panda, attorno a cui esisteva già un immaginario piuttosto condiviso, ma anche tante specie più o meno bizzarre che per qualche ragione vengono bene o risultano interessanti nei video, al punto da farli diventare “virali”, come si dice. A più riprese si è parlato dei lori lenti, dei capibara e dei quokka, ma anche degli axolotl e dei tardigradi. Sempre restando in tema di animali molto piccoli, meritano di far parte di questo campionato anche alcune specie di nudibranchi, un sottordine di molluschi di forme e colori molto vari. Forse avete sentito parlare di una di queste specie, la Jorunna parva, come del “coniglietto del mare”: ha avuto particolare attenzioni sull’internet giapponese per la sua manifesta pucciosità.

I Nudibranchia, il nome del sottordine nella classificazione scientifica, sono molluschi senza conchiglia – in pratica delle lumache – che vivono in mare, in acque basse e tendenzialmente nelle zone tropicali, anche se ci sono specie che vivono nei mari freddi e molte nel mar Mediterraneo. Il loro nome, intuitivamente, significa “branchie nude”: si chiamano così perché le loro branchie si trovano su protuberanze di varie forme (chiamate “cerati”) sul loro dorso. La loro lunghezza può variare tra i 6 millimetri e i 30 centimetri – normalmente gli esemplari di Jorunna parva sono lunghi meno di 2 centimetri e mezzo – e possono vivere fino a un anno. Sono ermafroditi, cioè nella riproduzione possono fare sia da maschi che da femmine, ma non possono autofecondarsi.

Ne esistono più di 2.000 specie diverse già identificate e ne vengono identificate di nuove continuamente; sono diversissime tra loro per forme e colori, spesso molto accesi e accostati nei modi più vari. I colori accesi sono utili alla sopravvivenza perché tendenzialmente in mare le cose molto colorate sono anche velenose, quindi i loro potenziali predatori vedendoli sono scoraggiati dal mangiarli. In molti casi fanno bene ad astenersene, dato che varie specie di nudibranchi producono sostanze velenose e altre sfruttano il veleno delle creature di cui loro stesse si nutrono (sono carnivore) per usarlo contro i propri nemici. Lo fanno per esempio i Jorunna parva, che infatti sono molto tossici.

In alcune specie il “furto” di armi naturali alle prede è particolarmente sofisticato. Molti nudibranchi mangiano idropolipi, piccoli animali con molte cose in comune con le meduse che vivono fissi sui fondali. Come le meduse, hanno tentacoli su cui si trovano cellule urticanti che servono sia per catturare il plancton, di cui si nutrono, che per allontanare i predatori. All’interno di queste cellule si trovano delle strutture chiamate nematocisti che contengono una specie di piccolo arpione, che viene lanciato dalle cellule nel momento in cui qualcosa di interessante o minaccioso si avvicina. Ai nudibranchi non dà fastidio essere colpiti da questi arpioncini, anzi: quando mangiano gli idropolipi, i loro nematocisti che non hanno ancora lanciato il proprio arpione vengono raccolti nei cerati dei nudibranchi, che li useranno come arma quando saranno in pericolo.

Una specie, la Glaucus atlanticus, che solitamente su internet viene paragonata a un Pokémon per la sua forma angelica o dragonesca dovuta a una disposizione particolare dei cerati, prende i nematocisti dal più velenoso di tutti gli animali marini, la caravella portoghese (Physalia physalis), un altro animale simile alle meduse che può arrivare anche a uccidere una persona con il suo veleno.

Un esemplare di Glaucus atlanticus (Sylke Rohrlach/Wikimedia Commons)

I nudibranchi comunque non “rubano” solo i nematocisti, ma anche altre cose dagli esseri di cui si nutrono: per esempio la specie Elysia chlorotica, che vive lungo la costa orientale degli Stati Uniti, è di colore verde perché mangiando alghe incorpora i cloroplasti, gli organuli delle piante che fanno la fotosintesi, e riesce così a ottenere l’energia che le serve dalla luce solare. Alcuni esperimenti hanno provato che grazie ai cloroplasti gli esemplari di questa specie – che somigliano moltissimo a foglie – possono vivere anche nove mesi senza mangiare nulla.

Tra le cose che le diverse specie di nudibranchi hanno in comune, le più evidenti sono le protuberanze sul loro corpo: oltre ai cerati, ci sono i “rinofori”, i tentacoli sulla parte anteriore del corpo, cioè le “orecchie” degli Jorunna parva. Sono i principali organi sensoriali dei nudibranchi. Non hanno gli occhi ma si orientano con il tatto e con i chemiorecettori dei rinofori, che sostanzialmente sono il corrispettivo dei nostri gusto e olfatto. I rinofori servono sostanzialmente per trovare cibo, cioè alghe, coralli, spugne, uova di pesce e altri piccoli animali (in alcuni casi dei nudibranchi, anche della stessa specie del predatore) che si trovano sul fondo del mare.

Su YouTube ci sono tanti video dedicati ai nudibranchi e dato che ci sono così tante specie, può darsi che anche guardandone diversi in fila non rivediate gli stessi tipi di animali. Ci sono comunque ancora molte cose che non sappiamo sui nudibranchi proprio perché ci sono così tante specie. Tra le cose che sappiamo comunque c’è il fatto che non sono adatti a vivere negli acquari, perché tendenzialmente ogni specie ha un proprio cibo d’elezione molto specifico, e di solito si tratta di animali a loro volta difficili da tenere negli acquari.