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  • Giovedì 3 ottobre 2019

Le violente proteste contro il governo in Iraq

Tra martedì e mercoledì sono morte almeno 27 persone durante le manifestazioni contro il primo ministro Adel Abdul Mahdi

(AP Photo/Hadi Mizban)
(AP Photo/Hadi Mizban)

Tra martedì e mercoledì in Iraq ci sono stati violenti scontri tra la polizia e centinaia di manifestanti, in seguito ai quali sono morte almeno 27 persone e più di 1.400 sono state ferite. Il governo ha imposto il coprifuoco a oltranza nella capitale Baghdad e nelle città di Hillah, Najaf e Nassiriya e ha parzialmente inaccessibile internet, per il 75 per cento, in tutto il Paese.

Gli scontri erano iniziati nella capitale del paese, Baghdad, e a Nassiriya, dove i manifestanti erano scesi in piazza per protestare contro la disoccupazione e la corruzione della classe politica, e in particolare contro il primo ministro Adel Abdul Mahdi, in carica da circa un anno. La polizia aveva reagito usando gas lacrimogeni e proiettili di gomma per disperdere la folla e due persone sono morte, una a Baghdad e una a Nassiriya; ci sono stati anche circa 200 feriti.

Mercoledì gli scontri sono ricominciati, e a Nassiriya almeno tre manifestanti e un poliziotto sono morti, secondo quanto riportato da Mustafa Saadoon, direttore dell’Osservatorio per i diritti umani in Iraq. Le autorità hanno reagito imponendo il coprifuoco a Baghdad, Nassiriya e in altre due città del sud, Amara e Hilla. Ci sono state proteste anche in altre città del paese, alcune più violente e altre più pacifiche. Reuters scrive che alcuni manifestanti hanno cercato di entrare nel municipio di Kut, mentre a Basra, Kirkuk e Tikrit le proteste si sarebbero svolte senza sfociare in scontri violenti. Reuters scrive anche che a Nassiriya, Amara e a Najaf i manifestanti avrebbero dato fuoco ad alcuni palazzi governativi. Nella notte tra mercoledì e giovedì le proteste sono riprese, causando la morte di altre otto persone, tra cui un poliziotto.

Secondo quanto scrive NetBlocks, un’organizzazione non governativa che monitora la sicurezza informatica, sarebbe stato bloccato l’accesso a Internet in diverse zone del paese. Il governo sarebbe stato preso di sorpresa dalle proteste, organizzate principalmente sui social media, e per questo motivo avrebbe reagito cercando di impedire ai manifestanti di accedere a Internet. Secondo quanto scrive Al Jazeera, inoltre, avrebbe limitato la diffusione delle immagini degli scontri sulle televisioni nazionali.

Intanto mercoledì Abdul Mahdi ha convocato una riunione d’emergenza del consiglio di sicurezza nazionale, ha diffuso un comunicato in cui ha ribadito il diritto dei cittadini a manifestare in modo pacifico e ha ordinato l’apertura di un’inchiesta per verificare come sono andate davvero le cose. Il presidente iracheno, Barham Salih, ha scritto su Twitter che «la protesta pacifica è un diritto costituzionale», aggiungendo che «i giovani iracheni vogliono riforme e posti di lavoro, e il nostro dovere è quello di soddisfare questi legittimi diritti».