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  • Domenica 22 settembre 2019

In Spagna l’ETA c’è anche se non c’è

Il gruppo terrorista basco si è sciolto ufficialmente lo scorso anno, ma continua a essere al centro del dibattito tra destra e sinistra, con un sacco di implicazioni

Migliaia di manifestanti durante una protesta ad Alsasua, nella Navarra, contro la condanna di otto persone per avere aggredito degli agenti della Guardia Civil (AP Photo/Alvaro Barrientos)
Migliaia di manifestanti durante una protesta ad Alsasua, nella Navarra, contro la condanna di otto persone per avere aggredito degli agenti della Guardia Civil (AP Photo/Alvaro Barrientos)

Da qualche anno la politica spagnola è diventata sempre più imprevedibile e complicata. Alla “dichiarazione di indipendenza” della Catalogna dell’ottobre 2017 si è aggiunto un susseguirsi di elezioni senza precedenti in Europa, causato dalla difficoltà di fare accordi tra le varie forze politiche. Uno dei temi più controversi, sia a livello statale che locale, è stato stabilire come comportarsi con le forze nazionaliste presenti nei Parlamenti locali. È un problema che non riguarda solo la Catalogna, di cui si è parlato moltissimo negli ultimi due anni, ma anche i Paesi Baschi e la Navarra, dove per decenni ha operato il gruppo terroristico ETA, ha raccontato Guy Hedgecoe su Politico.

Il nazionalismo basco, l’eredità politica dell’ETA e l’ostilità di parte della popolazione locale verso le forze di sicurezza spagnole sono temi che continuano a essere al centro del dibattito politico nazionale e delle campagne elettorali delle destre spagnole, che accusano le sinistre di fare accordi con «gli ex terroristi» pur di governare.

Il nazionalismo basco è legato alla regione chiamata Hegoalde, il Paese Basco spagnolo, che comprende le comunità autonome di Navarra e Paesi Baschi, nel nordest della Spagna. In questa regione le lingue ufficiali sono il castigliano e l’euskera, lingua basca parlata anche nella zona dei Pirenei francesi chiamata Paese Basco francese. Per quattro decenni nella regione storica del Paese Basco ha operato l’ETA (sigla di Euskadi Ta Askatasuna), organizzazione terroristica basca separatista di sinistra responsabile dell’uccisione di oltre 800 persone. L’ETA nacque alla fine degli anni Cinquanta come movimento studentesco di resistenza contro la repressione militare del regime del generale Francisco Franco, e ha annunciato il proprio scioglimento nel maggio 2018, dicendo di «dare per terminato il suo ciclo storico e la sua funzione». Per molti però la sua eredità politica è ancora presente e continua a condizionare pesantemente le vicende spagnole. Solo negli ultimi mesi, per esempio, vari episodi accaduti nei Paesi Baschi e nella Navarra hanno provocato nuove polemiche.

Lo scorso anno otto persone della cittadina di Alsasua, nella Navarra, sono state condannate al carcere a seguito di un’aggressione nella quale erano stati feriti in un bar due agenti in borghese della Guardia Civil, corpo militare con funzioni di polizia, e due donne. Le otto persone hanno sostenuto che la violenza fosse frutto di un semplice tafferuglio tra ubriachi, ma il procuratore che ha seguito il caso, José Perals, ha presentato un’altra tesi: ha detto che gli imputati avevano agito con una precisa strategia che aveva l’obiettivo di allontanare dalla città i membri delle forze di sicurezza spagnole, malvisti dai settori più nazionalisti della popolazione locale. Perals ha descritto l’aggressione come parte di «un’eredità del terrore presente nei Paesi Baschi e nella Navarra che è la continuazione del terrorismo che la Spagna ha vissuto per 50 anni», e ha accusato gli imputati di terrorismo.

Il tribunale di Madrid che poi li ha processati non ha incluso tra le accuse quella di terrorismo, ma nella sentenza ha sostenuto che l’assalto fosse stato guidato dalla «radicalizzazione, animosità e intolleranza» verso le forze di sicurezza. Sette di loro hanno ricevuto condanne tra i 9 e i 13 anni di carcere, l’ottavo è stato condannato a due anni di prigione.

Familiari e amici mostrano le facce delle otto persone condannate per aggressione durante una manifestazione ad Alsasua, nella Navarra (AP Photo/Alvaro Barrientos)

Diversi abitanti di Alsasua hanno accusato la Guardia Civil, i politici e i giudici del caso di avere manipolato il processo con l’obiettivo di colpire i settori più nazionalisti della Navarra. Hanno parlato inoltre di frequenti episodi di abuso di potere contro la popolazione civile da parte della Guardia Civil, formata da agenti provenienti da altre parti della Spagna.

Due mesi fa un altro evento controverso ha provocato discussioni e polemiche. A luglio è stato rilasciato dopo 29 anni di carcere José Javier Zabaleta, ex terrorista dell’ETA. Zabaleta è stato accolto a Hernani, sua città natale nei Paesi Baschi, con applausi, bandiere e striscioni, una pratica conosciuta in euskera con il nome ongi etorri, che prevede celebrazioni per i membri dell’ETA usciti dal carcere. Opinionisti e organizzazioni di vittime del terrorismo, come COVITE, hanno criticato duramente quello che era successo, prendendosela per lo più con la cosiddetta izquierda abertzale, cioè la sinistra nazionalista e indipendentista basca che per molti anni è stata considerata vicina all’ETA.

Episodi come la condanna delle otto persone di Alsasua e le celebrazioni per il rilascio degli ex terroristi dell’ETA hanno avuto conseguenze anche a livello politico, locale e nazionale.

Secondo Javier Esparza, presidente dell’Unión del Pueblo Navarro, partito conservatore della Navarra, «c’è una parte della società di Alsasua che è malata e che diffonde odio contro tutto ciò che rappresenta la Spagna». Esparza ha detto che il suo partito è stato costretto più volte a rinunciare a presentare propri candidati in città come Alsasua per paura di aggressioni dei nazionalisti baschi, e ha aggiunto che molti comuni della Navarra sono invece controllati da EH Bildu, partito filo-indipendentista di sinistra che raccoglie molti voti tra gli elettori che una volta appoggiavano l’ETA.

Secondo alcuni, ha scritto Politico, le paure per un ritorno del terrorismo basco non sarebbero fondate e sarebbero invece usate come argomento delle destre per attaccare le sinistre e raccogliere consensi.

I due principali partiti spagnoli di centrodestra e destra, Ciudadanos e Partito Popolare, hanno accusato spesso il Partito Socialista, guidato dal primo ministro uscente Pedro Sánchez, di scendere troppo a patti con il nazionalismo basco, facendo accordi per governare. Lo scorso agosto, per esempio, la Socialista María Chivite è diventata presidente della comunità autonoma della Navarra grazie all’astensione nel voto di fiducia di EH Bildu, i nazionalisti baschi di sinistra. Ciudadanos ha descritto l’accordo come «la madre di tutte le infamie». Allo stesso Sánchez sono state rivolte accuse simili. Durante la mozione di sfiducia approvata nel 2018 contro il governo conservatore di Mariano Rajoy, Sánchez ottenne la maggioranza sufficiente a diventare nuovo primo ministro grazie all’appoggio di diverse forze nazionaliste, tra cui gli indipendentisti catalani ed EH Bildu.

Nonostante lo scioglimento dell’ETA e il processo di pacificazione avvenuto nei Paesi Baschi e nella Navarra dopo decenni di terrorismo, il nazionalismo basco continua quindi a essere centrale nel dibattito spagnolo, condizionando tra le altre cose le vicende politiche locali e nazionali.