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  • Sabato 21 settembre 2019

Che cos’è l’Area 51

Se ne riparla per un evento nato come uno scherzo su Facebook e poi cancellato, ma la storia di questa misteriosa base militare è un tema ricorrente soprattutto tra i complottisti

(David Becker/Getty Images)
(David Becker/Getty Images)

Nel mezzo del deserto del Nevada si sarebbe dovuto svolgere in questi giorni uno dei più grandi eventi mai organizzati su Facebook: “Storm Area 51”, un “assalto” pacifico alla famosa base militare statunitense che secondo molte teorie del complotto custodirebbe le prove dell’esistenza di esseri extraterrestri intelligenti. Organizzato per scherzo da un uomo della California, l’evento ha finito con il raccogliere oltre due milioni di adesioni ed è stato cancellato per il timore che davvero migliaia e migliaia di persone si presentassero nel mezzo del deserto del Nevada, dove la piccola cittadina di Rachel (l’unica nel raggio di chilometri) sarebbe andata incontro a una “crisi umanitaria” – parole delle autorità locali – nel tentativo di accoglierle.

Alla fine, nella notte tra giovedì e venerdì, solo poche decine di persone si sono presentate di fronte ai posti di controllo intorno all’enorme perimetro della base. E, com’era prevedibile, non sono state fatte entrare.

La curiosità che la base militare ispira da decenni – tramite film, libri e un’inesauribile serie di teorie del complotto – non è del tutto immotivata: circolano effettivamente pochissime informazioni su questo sito militare. Basti pensare che fino al 2013 il governo americano rifiutava di ammetterne l’esistenza, nonostante la base e i terreni circostanti occupassero un’area di più di mille chilometri quadrati, sorvegliati a vista. Poi, sei anni fa, venne pubblicato un documento della CIA in cui si raccontava parte della storia; poco dopo Barack Obama fu il primo presidente a nominare la base in un suo discorso.

Secondo i cospirazionisti, l’Area 51 custodirebbe i corpi degli alieni morti nello schianto di un’astronave vicino a Roswell, in New Mexico, nel 1948. Per quanto ne sappiamo, però, nessuna navicella spaziale si è mai schiantata sul nostro pianeta e nessun alieno è stato sezionato o tenuto prigioniero sotto il deserto del Nevada. Quello che si faceva nell’Area 51 era molto più banale, ma allo stesso tempo molto più importante per la sicurezza degli Stati Uniti: testare nuove tecnologie per sconfiggere l’Unione Sovietica.

La base fu costruita nel 1955, al culmine della Guerra fredda. Il Nevada, uno stato prevalentemente desertico e scarsamente popolato, era già all’epoca uno dei luoghi preferiti dall’esercito statunitense per condurre esperimenti, soprattutto i più pericolosi. L’Area 51 è compresa in un’altra zona dove sono state testate bombe atomiche, missili e congegni di puntamento per lo sgancio delle bombe.

In realtà la base vera e propria ha dimensioni piuttosto ridotte: come si può vedere dalle foto scattate dai satelliti commerciali, è tutta costruita intorno a due lunghe piste di decollo. Secondo i documenti pubblicati nel 2013, lo scopo della base e delle circa 2 mila persone che ci lavoravano era testare aeroplani ad altissima tecnologia, che andava protetta col segreto più completo. In particolare nella base venivano testati i complessi e delicati aerei da ricognizione che avevano il compito di volare così in alto e così velocemente da essere invisibili ai radar e invulnerabili ai missili nemici: aerei fondamentali per sorvegliare l’Unione Sovietica e fotografarne dal cielo i luoghi più segreti.

Il principale di questi progetti fu l’U-2, un aereo dall’aspetto inquietante e futuristico in grado di volare fino a 18 mila metri di altezza alla velocità di circa mille chilometri l’ora. Fu proprio un U-2 a individuare i missili nucleari che tecnici e ingegneri dell’Unione Sovietica stavano installando sull’isola di Cuba, dando così inizio a quella che da allora è divenuta nota come la crisi dei missili di Cuba. Successivamente l’Area 51 ospitò altri progetti segreti dell’aviazione americana. Nei primi anni Ottanta dalla sua pista partirono i primi voli degli aerei invisibili ai radar, come il cacciabombardiere F117 e il bombardiere B2. Oggi la base continua a essere usata per testare tecnologie avanzate di volo: secondo i pochi esperti che hanno qualche idea su quel che succede al suo interno, le sperimentazioni da tempo coinvolgono soprattutto droni, cioè aerei senza pilota.