La procura di Milano ha aperto un’indagine conoscitiva sui riders

LaPresse - Stefano Porta
LaPresse - Stefano Porta

La procura di Milano ha aperto un’indagine sullo sfruttamento dei “riders”, i fattorini che eseguono consegne a domicilio, in particolare per le grandi società come Glovo e Deliveroo. L’indagine al momento non prevede alcuna ipotesi di reato, ma i giornali scrivono che a motivarne l’apertura sono state le numerose segnalazioni di irregolarità arrivate alle forze dell’ordine nel corso degli ultimi mesi.

La procura, scrive il Corriere che si è occupato a lungo della vicenda, vuole verificare il rispetto «delle norme antinfortunistiche e di sicurezza stradale» e assicurarsi che non siano in atto fenomeni di «caporalato» e di «sfruttamento dei lavoratori». Secondo quanto scrivono i quotidiani, su 30 riders controllati dalle forze di polizia, 3 sono risultati non avere i documenti di residenza e lavoro in regola. In genere i riders sono assunti da cooperative a cui le grandi società subappaltano il lavoro, dopo che in passato l’utilizzo diretto dei lavoratori aveva causato parecchi problemi, come proteste e critiche da parte della politica per le difficili condizioni a cui sottoponevano i lavoratori.

Il Corriere ha scoperto in diversi casi come gli account utilizzati dai riders vengano registrati da stranieri regolarmente residenti in Italia o, spesso, da italiani. Successivamente la app viene poi affidata a persone senza documenti, che effettuano le consegne e restituiscono a chi ha fornito loro l’account una percentuale della paga, già molto bassa, che ricevono. Le società di consegne sostengono che questo comportamento sia irregolare e che chi lo compie si vedrà revocare l’account. Il Corriere ha chiesto quanti fattorini siano stati sospesi per avere commesso questa infrazione, ma non ha ricevuto risposta.

La questione dei rider