Facebook avrà una commissione di vigilanza indipendente

Era stata promessa da Mark Zuckerberg, ed è stata presentata oggi: supervisionerà i criteri di moderazione di Facebook, ma i suoi membri saranno stipendiati dall'azienda stessa

(Soeren Stache/picture-alliance/dpa/AP Images)
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Martedì Facebook ha fatto sapere che creerà una commissione di vigilanza «indipendente», chiamata Oversight Board, per giudicare le controversie sui criteri di moderazione dei contenuti sulla sua piattaforma, come annunciato dall’amministratore delegato Mark Zuckerberg lo scorso novembre. La commissione inizierà a deliberare sui casi sollevati dagli utenti all’inizio del prossimo anno e potrà annullare le decisioni riguardo la rimozione di contenuti dal social network, oltre che proporre modifiche alle regole di moderazione. In passato i criteri di moderazione di Facebook sono spesso stati definiti opache e arbitrarie.

Zuckerberg ha scritto una lettera a proposito dell’istituzione della commissione in cui dice: «Ogni settimana prendiamo milioni di decisioni sui contenuti degli utenti. Non penso che le aziende private come la nostra dovrebbero prendere da sole così tante decisioni su come le persone si esprimono». Secondo lo statuto della commissione le sue decisioni saranno vincolanti per Facebook, e Zuckerberg ha sottolineato che le sentenze della commissione saranno rispettate anche quando lui stesso – che controlla l’azienda con una larga maggioranza – si troverà in disaccordo. Lo statuto però lascia molto spazio all’azienda per prendere decisioni in autonomia nel caso di raccomandazioni più generiche da parte della commissione.

In generale non è chiaro come la commissione potrà essere considerata «indipendente» dato che i suoi membri saranno stipendiati con soldi di Facebook. È previsto che i pagamenti vengano effettuati da un fondo finanziato da Facebook e non direttamente dall’azienda, ma dato che si tratta di una società privata è impossibile avere garanzie sul processo decisionale dell’organo. Gli stessi amministratori del fondo saranno nominati da Facebook.

La struttura dei rapporti tra Facebook, il fondo e la commissione di vigilanza, chiamata Oversight Board (Facebook)

Inizialmente la commissione di vigilanza sarà formata da 11 persone e successivamente potrà arrivare ad avere 40 membri in tutto il mondo; ognuno avrà un incarico della durata di tre anni, rinnovabile al massimo per tre volte. Per tutti, fare parte della commissione sarà un lavoro part time. I primi membri saranno scelti da Facebook, in seguito dalla commissione stessa. Facebook diffonderà i nomi dei suoi membri così come le motivazioni delle loro decisioni.

I casi di cui la commissione si occuperà saranno quelli per cui tutti i precedenti livelli di moderazione non potranno trovare una soluzione: saranno segnalati alla commissione da Facebook o dagli utenti. La commissione avrà il potere di accettare o meno un caso e secondo Facebook in un anno si occuperà solo di alcune decine di casi, per concentrarsi su quelli per cui una riflessione più approfondita sarebbe «nell’interesse di tutti». Per poter prendere una decisione potrà capitare che gli utenti coinvolti siano interpellati anche di persona.

È probabile che i casi che saranno sottoposti all’attenzione della commissione siano quelli a proposito dei quali si dibatte sulla libertà di espressione. Di recente è capitato che un video antiabortista diffuso su Facebook negli Stati Uniti fosse rimosso in seguito alla raccomandazione di un gruppo di fact-checking indipendente che lavora per il social network perché conteneva informazioni false; poi però quattro senatori Repubblicani si erano lamentati con Zuckerberg accusando Facebook di non essere imparziale con le opinioni conservatrici, e il video era tornato sulla piattaforma.

Il piano di Facebook riguardo alla commissione di vigilanza è già stato molto criticato: non solo per la questione poco chiara della sua indipendenza, ma anche per le reali ragioni per cui l’azienda avrebbe deciso di istituire questo organo. Secondo TechCrunch, la commissione potrebbe essere usata da Zuckerberg e da Facebook per legittimare le proprie decisioni più controverse.