L’anfibio più grande del mondo

Una ricerca ha scoperto che esistono tre diverse specie di salamandra gigante cinese, e che una di queste ha gli esemplari più grandi di tutti

Un esemplare di salamandra gigante cinese appartenente alla specie Andrias davidianus (Wikimedia)
Un esemplare di salamandra gigante cinese appartenente alla specie Andrias davidianus (Wikimedia)

Un gruppo di ricercatori ha infine dato una risposta a una domanda che probabilmente non vi eravate mai posti: qual è l’anfibio più grande del mondo? È una salamandra che vive in Cina e che può raggiungere gli 1,8 metri di lunghezza. I ricercatori erano da tempo a conoscenza delle salamandre giganti cinesi, ma grazie a un nuovo studio del loro DNA hanno scoperto che non ne esiste una sola specie ma almeno tre, e che a una di questa appartengono appunto gli esemplari di anfibi più grandi al mondo finora conosciuti.

Oltre a raggiungere una lunghezza di quasi due metri, una salamandra gigante cinese può pesare più di 45 chilogrammi. Queste salamandre vivono nelle aree meridionali subtropicali della Cina e nella parte centrale e montuosa del paese, oltre che in alcune province orientali. Sono molto rare da avvistare e sono a rischio di estinzione, con un numero in sensibile riduzione di esemplari ancora vivi in natura, a causa del bracconaggio. La caccia illegale viene condotta perché in alcune aree della Cina le carni della salamandra sono una rarità e ritenute un cibo di lusso.

Finora i ricercatori pensavano che le salamandre giganti cinesi appartenessero tutte a una stessa specie, Andrias davidianus, nonostante vivessero in aree così distanti e diverse della Cina. Uno studio condotto su alcuni reperti conservati in alcuni musei di storia naturale, e appena pubblicato sulla rivista scientifica Ecologu and Evolution, ha però portato nuovi elementi dimostrando che ci sono almeno tre diverse specie di questi enormi anfibi. Quella a cui appartengono gli esemplari più grandi è stata chiamata Andrias sligoi, per gli amici “salamandra gigante della Cina meridionale”.

Oltre al bracconaggio, a concorrere alla netta riduzione della popolazione di questi anfibi in natura ci sono la costante modifica degli habitat in cui vivono e gli allevamenti di salamandre giganti. In Cina ci sono infatti migliaia di fattorie che allevano salamandre per l’industria alimentare: la loro carne è ritenuta prelibata e offre un buona resa economica per gli allevatori.

Pensando di favorire le popolazioni di salamandre giganti cinesi che vivono allo stato brado, in passato gli allevatori avevano spesso immesso in natura esemplari provenienti dai loro allevamenti. Questa soluzione, secondo i ricercatori, ha causato più che altro danni, perché solo alcune specie di salamandre possono vivere in determinati ambienti. La pratica ha inoltre reso più rapido il diffondersi di virus e malattie degli allevamenti, verso i quali le salamandre selvatiche non hanno difese.

La situazione non è in effetti molto incoraggiante. Una ricerca condotta tra il 2013 e il 2016, per esempio, ha permesso di trovare salamandre giganti solamente in quattro zone. Dopo un’analisi genetica degli esemplari, i ricercatori hanno scoperto che provenivano da allevamenti.

Olotipo di un esemplare di Andrias sligoi (Samuel T. Turvey et al., Ecology and Evolution, 16 settembre 2019)

Nella nuova ricerca, invece, Samuel Turvey della Zoological Society of London (Regno Unito) ha analizzato con i suoi colleghi alcuni esemplari di salamandra gigante raccolti decine di anni fa in un museo, quindi prima che la diffusione in natura degli esemplari da allevamento portasse a contaminazioni. Nella ricerca scrivono che le salamandre iniziarono a diversificarsi circa 3,1 milioni di anni fa, occupando differenti aree geografiche dell’odierna Cina. Le differenze anatomiche per ora non sono state esplorate, a causa delle diverse condizioni in cui erano stati conservati i reperti anni fa.

Il nuovo studio potrebbe offrire spunti per riuscire a preservare le salamandre giganti cinesi in natura. Il salvataggio degli anfibi più grandi al mondo potrebbe passare da una selezione degli esemplari utilizzati negli allevamenti, per isolare quelli con caratteristiche simili alle salamandre selvatiche, favorendone la reintroduzione nei loro habitat.