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  • Mercoledì 28 agosto 2019

La Russia ha fatto uccidere un uomo a Berlino?

È quello che dice la polizia tedesca, ed è un'ipotesi credibile: ci sono ormai molti precedenti

(Christoph Soeder/picture-alliance/dpa/AP Images)
(Christoph Soeder/picture-alliance/dpa/AP Images)

Venerdì scorso Zelimkhan Khangoshvili, un ex comandante dei separatisti ceceni, è stato ucciso a Berlino, in Germania, mentre stava andando a pregare in moschea. Khangoshvili è stato colpito da due proiettili alla testa sparati da un uomo a bordo di una motocicletta, che secondo testimoni citati da diversi giornali tedeschi ha usato un silenziatore. Poco dopo la polizia ha arrestato un 49enne russo identificato solo come Vadim S., sulla base dei documenti che gli sono stati trovati addosso: l’omicidio, sostengono le autorità, potrebbe essere stato compiuto per ragioni politiche.

L’omicidio di Khangoshvili non sarebbe il primo ordinato dal governo russo e compiuto fuori dalla Russia: negli ultimi anni ci sono stati diversi casi simili, alcuni più noti di altri, per esempio il tentato omicidio dell’ex agente segreto russo Sergei Skripal che lo scorso anno fu avvelenato insieme a sua figlia a Salisbury, in Inghilterra.

Khangoshvili, che combatté contro le truppe russe nella seconda guerra cecena, vent’anni fa, era già stato bersaglio di due tentati omicidi, uno in Georgia e uno in Germania, e aveva detto ad amici e autorità tedesche che il suo nome faceva parte di una lista di “nemici” stilata dal regime russo. Ekkehard Maass, direttore della German-Caucasian Society e una delle persone che aiutò Khangoshvili a ottenere l’asilo politico in Germania, ha detto al New York Times: «[Khangoshvili] era in costante pericolo per via dei russi. La sua morte si inserisce in una lunga lista di omicidi mirati compiuti dai russi nell’ultimo decennio».

La lista è lunga perché nel 2006 il governo russo legalizzò di fatto gli omicidi all’estero di persone considerate una minaccia terroristica per il paese, una pratica diffusa negli anni dell’Unione Sovietica. Nonostante la Russia non abbia mai ammesso di avere applicato la norma, quindi di avere ucciso nemici del regime all’estero, i casi sospetti o certi sono diversi.

In Ucraina, per esempio, le autorità hanno registrato un numero elevato di omicidi e tentati omicidi attribuiti al governo russo. Nel 2016 nella città ucraina di Kharkiv un uomo su una motocicletta sparò e ferì Yevgeny Sukhoveyev, ex ufficiale dell’artiglieria ucraina. Un anno dopo un uomo che si era presentato come un giornalista del quotidiano francese Le Monde cercò di uccidere due ceceni, Amina Okuyeva e Adam Osmayev, che avevano combattuto a fianco degli ucraini nella guerra in Ucraina orientale: i due sopravvissero, ma Amina Okuyeva fu uccisa poco dopo vicino a Kiev. In generale, ha scritto il New York Times, gli obiettivi più frequenti in questo tipo di operazioni sono stati dissidenti ceceni ed ex ribelli del regime e dei suoi alleati: nel 2009, per esempio, fu ucciso in un parcheggio di Dubai Sulim B. Yamadayev, uno dei rivali del leader ceceno Ramzan Kadyrov, alleato del presidente russo Vladimir Putin.

Per ora sull’uccisione di Khangoshvili non si hanno molte informazioni. Si sa che il sospetto omicida era arrivato la scorsa settimana a Berlino partendo da Mosca e passando per Parigi, e che sarebbe dovuto tornare a Mosca in questi giorni. Le indagini, comunque, stanno proseguendo.