La Cina ha detto di aver chiuso la maggior parte dei campi di rieducazione per musulmani uiguri, ma ci sono molti dubbi a riguardo

AP Photo/Ng Han Guan
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Il 30 luglio il governo cinese ha detto di aver chiuso la maggior parte dei campi di rieducazione per persone appartenenti a minoranze etniche e religiose. Esperti, organizzazioni internazionali e agenzie governative hanno però messo in dubbio la cosa, spiegando che non ci sono prove a riguardo. In una nota congiunta, il Pentagono e il dipartimento di Stato hanno detto che «non c’è modo di verificare le vaghe dichiarazioni» dei funzionari cinesi e che il partito comunista cinese continua a mostrare «una forte ostilità contro ogni fede religiosa».

Dei campi di detenzione in questione parlò diffusamente il New York Times poco meno di un anno fa: spiegò che migliaia di musulmani uiguri, cioè appartenenti a una minoranza etnica da tempo in conflitto con l’autorità centrale cinese, venivano imprigionati, spesso in modo indiscriminato, nella vasta regione dello Xinjiang, nel nord ovest del paese.

I campi di rieducazione per gli uiguri in Cina