La presidente della Croazia ha ammesso che la polizia del paese è coinvolta nei violenti respingimenti dei migranti fermati al confine

Migranti fermati dalla polizia al confine tra Bosnia Erzegovina e Croazia. (ELVIS BARUKCIC/AFP/Getty Images)
Migranti fermati dalla polizia al confine tra Bosnia Erzegovina e Croazia. (ELVIS BARUKCIC/AFP/Getty Images)

Dopo mesi di smentite ufficiali, la presidente della Croazia Kolinda Grabar Kitarovic ha di fatto ammesso che la polizia del paese è coinvolta nei violenti respingimenti di migranti e richiedenti asilo fermati al confine. Il comportamento della polizia croata è da tempo al centro delle critiche delle organizzazioni umanitarie che denunciano – sulla base di una serie di prove – un uso eccessivo della forza, abusi e respingimenti illeciti. Decine e decine di migranti e richiedenti asilo hanno raccontato direttamente di essere stati picchiati e derubati dagli agenti croati mentre venivano respinti al di là del confine.

In un’intervista alla televisione svizzera, la presidente ha detto ora di aver «parlato con il ministro dell’Interno, il capo della polizia e gli ufficiali sul campo», i quali le hanno assicurato di «non aver fatto ricorso a un uso eccessivo di violenza». Ma, ha aggiunto, è necessario «che si ricorra a un po’ di forza quando i migranti vengono respinti». Lydia Gall, responsabile dell’area dei Balcani e dell’Europa dell’Est per Human Rights Watch, ha commentato: «La negazione delle politiche abusive alle frontiere della Croazia da parte di Zagabria e delle istituzioni dell’UE non è più sostenibile. Centinaia, se non migliaia, di migranti e richiedenti asilo sono stati maltrattati dai funzionari alla frontiera croata e meritano riparazione e giustizia».