La barca a vela Alex ha attraccato a Lampedusa

Nonostante il divieto di entrare nelle acque territoriali italiane: ha dichiarato lo "stato di necessità"

La barca a vela Alex, della rete di associazioni Mediterranea, ha attraccato al porto di Lampedusa per fare sbarcare i migranti che sono ancora a bordo (su quanti siano ci sono cifre discordanti, la stessa Mediterranea ha parlato di 41 e 46 persone). Le autorità avevano negato alla Alex l’ingresso nelle acque territoriali italiane, ma in un messaggio diffuso nel primo pomeriggio di sabato, Mediterranea aveva annunciato che la barca avrebbe comunque dichiarato lo “stato di necessità” e cercato di raggiungere comunque il porto italiano.


In una situazione simile a quella della Alex, da ieri c’è anche la nave da salvataggio Alan Kurdi della ong tedesca Sea Eye, che venerdì 5 luglio aveva recuperato 65 persone a largo della Libia.

La Alex è una barca a vela lunga appena 18 metri e non attrezzata per ospitare a bordo così tante persone per un periodo di tempo prolungato. Solitamente viene impiegata per le operazioni di pattugliamento, mentre per i salvataggi viene usata l’altra nave di Mediterranea, la Mare Jonio, ma giovedì era dovuta intervenire per un salvataggio dopo aver individuato un gommone con 54 persone in difficoltà al largo della Libia. L’equipaggio della Alex aveva fatto sapere che il “porto sicuro” più vicino al punto del salvataggio era Lampedusa, ma l’Italia aveva negato alla barca l’ingresso in acque territoriali italiane, chiedendo alla Alex di andare altrove.

Venerdì, 13 persone in condizioni considerate più fragili – come donne, bambini e loro intere famiglie – erano state trasferite sulle imbarcazioni della Guardia Costiera e portata a Malta. La situazione sembrava essersi sbloccata quando venerdì sera Malta aveva accettato di farsi carico anche degli altri migranti sulla barca, in cambio del trasferimento in Italia di 55 migranti che si trovano a Malta: poi la situazione era tornata in stallo per le preoccupazioni di Mediterranea ad affrontare un viaggio lungo con tante persone a bordo (la capienza massima della barca è di 18 persone) e per il timore che le autorità di Malta avrebbero sequestrato la Alex una volta arrivata in porto.

La Alan Kurdi è invece la nave da soccorso della ong tedesca Sea Eye ed assomiglia di più alla nave Sea Watch 3 di cui si è molto parlato nelle ultime settimane: è più grande della Alex e meglio attrezzata per il soccorso in mare. Ha soccorso 65 persone al largo della Libia venerdì e si è poi rifiutata di dirigersi verso le sue coste, visto che – come grandissima parte della comunità internazionale e l’Unione Europea – non la considera “porto sicuro” (proprio pochi giorni fa in Libia uno dei famigerati centri di detenzione per migranti è stato bombardato, e 53 persone sono morte). La Alan Kurdi ora si trova al limite delle acque territoriali italiane, a Lampedusa, e venerdì sera dalla nave hanno fatto sapere di avere intenzione di far sbarcare i migranti in Italia, come previsto dal diritto del mare e dai trattati internazionali sui soccorsi in mare. Sabato mattina, ha fatto sapere la ong Sea Eye, la Guardia di Finanza italiana ha raggiunto la Alan Kurdi per ribadire il divieto di ingresso in acque italiane.

Repubblica riporta che il ministro dell’Interno Matteo Salvini, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha detto che la Sea Eye «può scegliere fra la Tunisia e la Germania». Le cose non stanno così. La Tunisia è un paese relativamente sicuro ma non è attrezzato per garantire i bisogni dei migranti, e a giudizio degli operatori delle ong non ha una legislazione completa sulla protezione internazionale: una cosa essenziale perché secondo il diritto internazionale possa essere considerata un “porto sicuro”. La Germania è semplicemente troppo lontana: le norme del diritto internazionale prevedono che lo sbarco di naufraghi debba avvenire nel più breve tempo possibile e nel porto sicuro più vicino, per ridurre i rischi che comporta un lungo viaggio.